Ambasciatori del Gusto e miart, connubio creativo dal sapore eccellente

Ambasciatori del Gusto e miart, connubio creativo dal sapore eccellente

Dal 14 al 27 aprile a Milano, in occasione del miart 23, una partnership fra Ambasciatori del Gusto e Fondazione Fiera Milano pone in dialogo grandi chef e grandi opere.

Ancora una volta Milano si lascia contaminare dalla forza della bellezza: torna miart (14-16 aprile 2023), la fiera in cui arte contemporanea, arte moderna e design in edizione limitata esplorano le relazioni tra il passato e il presente della creatività. In città è esplosa la primavera, luce ed energia fanno da scenario a un’iniziativa inedita: “MIART e AdG”, ovvero l’abbraccio fra l’arte di pittori, scultori & co. e quella dei grandi Chef, di cui Fieramilano e l’associazione Ambasciatori del Gusto sono promotori e portavoce autorevoli. Andrea Berton, Cesare Battisti, Vittorio Borgia, Vincenzo Butticè, Carlo Cracco, Roberto Di Pinto, Antonio e Vincenzo Lebano, Davide Oldani, Aya Yamamoto, Viviana Varese sono i dieci Chef Ambasciatori del Gusto che hanno aperto le porte dei loro indirizzi milanesi dedicando un piatto ad alcune tra le più belle opere concesse in prestito da Fondazione Fiera Milano. I pezzi saranno esposti nei loro locali per affascinare clienti e appassionati, incuriosirli e stimolarli in tutti i sensi grazie alla magia dei sapori, dei profumi e dei colori sapientemente intrecciati fra loro. Proprio come avviene per i quadri raccolti in una galleria, ciascuna creazione ha un nome preciso, assegnato per narrarne l’ispirazione e il significato prima, durante e dopo l’assaggio. 

Sfoglia la gallery con le immagini dei piatti proposti.

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Cesare Battisti | Ristorante Ratanà
Risotto milanese con polpette ossobuco
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Viviana Varese | Ristorante VIVA
Pastina di semi di lino
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Vincenzo Butticè | Ristorante Il Moro
L'uomo e il mare
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Vittorio Borgia | Ristorante Bioesserì
Dripping di tartare
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Aya Yamamoto | Gastronomia Yamamoto
Hambagu
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Roberto Di Pinto | Ristorante Sine by Di Pinto
Parmigiana Espressionista
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Carlo Cracco | Ristorante Cracco
Timballo
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Antonio e Vincenzo Lebano | Ristorante Terrazza Gallia
Spaghettoni Masciarelli "Miseria e Nobiltà"
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Davide Oldani | Ristorante D’O
Mischiare le carte
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Andrea Berton | Ristorante Berton
Riccio, prezzemolo, pistacchio e rafano
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“Il cibo è una forma d’arte e siamo felici di essere al miart”- ha commentato lo Chef Carlo Cracco, intervenuto a rappresentare gli Ambasciatori del Gusto durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa – “Arte significa sapersi emozionare e Milano ha bisogno di lasciarsi contaminare dalla forza della creatività, quella che noi ogni giorno viviamo creando nella nostre cucine. Grazie a questa iniziativa ospiteremo i visitatori con una totale immersione nell’arte”.

Per accompagnare e intrattenere cittadini, turisti e operatori del settore creando un circuito virtuoso fra appassionati di arte e di alta cucina, durante la manifestazione è previsto anche un itinerario digitale sui canali social di miart alla scoperta dei quadri, degli Chef e delle loro creazioni. Le parole d’ordine sono “osmosi creativa” e massimo coinvolgimento di tutti nell’atmosfera nell’elettrizzante che pervade Milano nei giorni dell’Art Week e della Design Week, anche al di fuori dei padiglioni fieristici.

In questo scambio fra città e fiera e tra le discipline che più efficacemente definiscono l’identità della Milano di oggi, ritroviamo la ricerca di un linguaggio comune che sempre più raccorda sotto lo stesso denominatore gli asset e i valori del brand Made in Italy. Storia, città, bellezze naturali, arte, specialità gastronomiche costituiscono un’attrattiva “integrata” per il turismo; questo sodalizio tra Fondazione Fiera Milano e Ambasciatori del Gusto dimostra come sempre più pubblico e privato, lavorando insieme, possano creare strumenti nuovi e stimolanti di promozione culturale, attingendo alla cassetta degli attrezzi della fantasia, di cui siamo indiscussi maestri in tutto il mondo.

Scarica qui il pdf con le opere esposte nei ristoranti degli Chef Ambasciatori del Gusto.

Foto del miart ’22 – Credits: www.miart.it

Link e risorse utili:

www.ambasciatoridelgusto.it
Instagram @adgitaly

www.miart.it
Instagram @miartmilano

Aprile è il mese del Design e Milano la sua capitale

Art Week

Dall’11 al 16 aprile 2023

Design Week 2023

Dal 17 al 23 aprile insieme al Salone del Mobile a Rho Fiera dal 18 al 23 aprile
Riscoprendo la poetessa dei Navigli: lo Spazio Alda Merini in trasferta a Rottoliamo

Riscoprendo la poetessa dei Navigli: lo Spazio Alda Merini in trasferta a Rottoliamo

Comunicato stampa

 

Giovedì 27 ottobre 2022 alle ore 18.30 presso la Chiesetta di San Carlo alle Rottole di Milano.

Mirandola Comunicazione e  Paolo Iabichino presentano il quarto appuntamento del progetto “Rottoliamo – Rolling Ideas”, in cui sarà ospite Donatella Massimilla, direttrice artistica dello Spazio Alda Merini.

L’incontro avverrà presso la Chiesetta di San Carlo alle Rottole di Milano il 27 ottobre alle ore 18.30, per presentare in anteprima il programma degli eventi di novembre e dicembre allo Spazio Alda Merini in via Magolfa 30 a Milano. Si tratta di un’ex tabaccheria, dove la stanza della poetessa meneghina ha ripreso vita. Grazie al CETEC, compagnia di Teatro d’Arte Sociale fondata dalla regista Donatella Massimilla e dall’attrice Gilberta Crispino, il negozio si è trasformato in un luogo aperto agli incontri intergenerazionali, alle contaminazioni artistiche e alle visioni poetiche. 

Ricordata per uno stile tanto semplice, quanto visionario, Alda Merini, la Poetessa dei Navigli, è nota per aver scritto versi a partire dalla propria esperienza travagliata. Sofferenzaamore e delusione sono temi comuni alle sue opere, veicolati da un compromesso tra onirico e poetico. Il manicomio, in particolare, è stata l’ombra costante della sua vita, che ha portato l’autrice a comporre scritti del calibro di “Destinati a morire”, “La Terra Santa” e “L’altra verità”.

Ritratto di Alda Merini

Scrivania Cavandoli

Mirandola Comunicazione
L’agenzia di comunicazione per tutti coloro che si impegnano a migliorare il mondo in cui viviamo. Siamo nati in un podere agricolo come centro d’arte e comunicazione nel 2002 per comunicare come l’innovazione possa migliorare la vita delle persone. Oggi abbiamo tre sedi e una piattaforma che facilita la comunicazione nell’”età ibrida”. Un filosofo che amiamo molto  la definirebbe comunicazione «onlife». Nasciamo come centro d’arte e comunicazione e queste due anime non ci hanno mai abbandonato. Creatività e benessere sono al centro della nostra comunicazione da sempre. Non anteponiamo mai il business ai nostri valori. 

Paolo Iabichino, aka IABICUS
Paolo Iabichino, conosciuto anche come Iabicus, è scrittore pubblicitario, direttore creativo, fondatore dell’Osservatorio Civic Brands con Ipsos, Maestro alla Scuola Holden. Si occupa di creatività e nuovi linguaggi nella costruzione di contenuti fuori e dentro la Rete. Ha ideato il concetto di “Invertising” in un libro che è diventato un manifesto per un messaggio pubblicitario rinnovato e consapevole. Il suo ultimo libro è “#Ibridocene. La Nuova Era del tempo sospeso”, pubblicato per Hoepli Editore che gli ha affidato la direzione editoriale della collana Tracce. Nel 2018 l’Università di Modena e Reggio Emilia l’ha eletto Comunicatore dell’anno e nel novembre 2021 è stato insignito della Laurea Magistrale Honoris Causa in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni dall’Università di Urbino Carlo Bo.

Spazio Alda Merini

Dove

Chiesetta di San Carlo alle Rottole – Via Palmanova 20, Milano

Quando

Giovedì 27 ottobre 2022 alle ore 18.30

I posti sono limitati, è gradita la prenotazione e la conferma della presenza tramite il seguente link o scrivendo all’indirizzo rottoliamo@mirandola.net

Per info:

UFFICIO STAMPA
Mirandola Comunicazione

Antonino Pintacuda | antonino.pintacuda@mirandola.net | 3358208190
Denise Miceli | denise.miceli@mirandola.net | 333186 2600
Carlotta Minuzzo | carlotta.minuzzo@mirandola.net | 3423894554
Giant Steps: a Milano la personale di Alessandro Curadi dedicata al Jazz

Giant Steps: a Milano la personale di Alessandro Curadi dedicata al Jazz

Comunicato stampa

 

MILANO – La galleria Maiocchi15 inaugura giovedì 27 ottobre, dalle ore 19 in via Maiocchi 15 a Milano, la mostra “Giant Steps”, esposizione personale delle opere di Alessandro Curadi. La serata sarà accompagnata da un’esibizione musicale jazz.

In mostra saranno esposte una quindicina di opere uniche dell’artista contemporaneo, dedicate al mondo del jazz e realizzate ad olio e acrilico su tela.

Alessandro Curadi presenta durante l’esposizione il suo lavoro in studio: sono ritratti a figura intera di famosi personaggi del Jazz che si stagliano su uno sfondo di colore uniforme, per mettere in risalto la figura o il singolo strumento.

Emoziona questa carrellata di musicisti che, presi singolarmente, vivono di vita propria, talvolta con le pulsazioni di una tromba, talvolta attraverso un sax o una chitarra. Diventano, anche per i non musicofili, immagini iconiche del sassofonista o del trombettista in sé, al di là che si tratti di John Coltrane o di Miles Davis e così questi protagonisti, questi strumenti, queste icone diventano quadri musicali che animano lo spazio “estetico” circostante.

Miles Davis, olio e colori acrilici su tela, 100×150 cm

Scrivania Cavandoli

Art Blakey, olio e colori acrilici su tela, 100×150 cm

Musica e pittura parlano lo stesso linguaggio, viaggiano nella stessa direzione, tanto che pare di poter ascoltare le tele stesse. Su questo binario di scambio simbiotico non c’è quasi differenza: le vibrazioni di un sassofono e quelle di un blu profondo, il tocco caldo di una chitarra e un giallo assolato, ma anche accostamenti emotivi più forti e inusuali, che rendono vibrante e vivo l’accordo di note e colore.

Alessandro Curadi ha unito la sua passione per la musica a quella per l’arte in unico percorso creativo: fin dal 2010 ritrae i musicisti durante i concerti. Dipinge in diretta, spesso in condizioni del tutto precarie di luce e spazio, in pose quasi acrobatiche per tenere in equilibrio fogli, colori, acqua e pennelli. I suoi acquarelli sono il risultato magico di un’unica performance, un doppio live.

Un vero e proprio reportage pittorico, unico nel suo genere, che ha portato Curadi a ritrarre i più noti musicisti del panorama jazz e rock internazionale, collaborando con importanti riviste e piattaforme di settore.

Il vernissage di apertura sarà accompagnato da un’esibizione musicale jazz: il visitatore potrà godersi, quindi, un’esperienza artistica completa: note musicali e pennellate di colore dialogheranno davanti ai nostri occhi, le tele prenderanno vita, la musica avvolgerà e colorerà il momento di un tono jazz irresistibile.

Il duo sax, Francesco Mazzali e Luca Magnani, propone un repertorio che spazia dagli standard a sonorità sudamericane a contaminazioni barocche, tutto in chiave improvvisativa

Alessandro Curadi

Se si domandasse ad Alessandro Curadi se sia stato attratto prima dalla musica o dalla pittura, lui stesso si stupirebbe nel constatare la simultaneità di queste due passioni o necessità, al punto che hanno assunto, nel suo percorso, un’unica strada per cui egli insegue e cattura volti a suon di musica o racconta la musica a suon di volti e ciò avviene anche nei ritratti che non riguardano musicisti, dove si percepisce un andamento musicale, una metrica o ritmica del colore e del gesto. Musica e pittura parlano lo stesso linguaggio, viaggiano nella stessa direzione, tanto che pare di poterli ascoltare questi quadri musicali.

Su questo binario di scambio simbiotico non c’è quasi differenza: le vibrazioni di un sassofono e quelle di un blu profondo, il tocco caldo di una chitarra e un giallo assolato, ma anche accostamenti emotivi più forti ed inusuali, che rendono vibrante e vivo questo accordo di note e colore.

Curadi racconta e dipinge con un minimalismo sapiente, in un gioco a levare, quasi a suggerire le linee, all’inseguimento ostinato di ciò che sfugge, che non si fa prendere, che si può solo afferrare con l’emozione.

Percorrere le vie di un volto e le sue strade interne, gli angoli nascosti, è come viaggiare dentro l’uomo, nelle pieghe del vissuto, nelle trame dell’anima.

Oltre al lavoro in studio Curadi ritrae i musicisti proprio mentre suonano: musica e pittura in un’unica performance, in un doppio live, con tutta la magia del creare senza rete, in diretta durante il concerto.

Impalpabili sensazioni sonore si traducono in macchie visive e corporee, l’astratta fisicità del suono si materializza, combinandosi con acqua, luce e colore in istantanee sempre nuove, sintesi di suono e visione. E attimo, irripetibile.

I ritratti dal vivo colpiscono per la loro felice ‘impressione’: pochi tocchi, pochi tratti e prende vita l’anima di un volto, la sua essenza. Il dettato intimo, interno, il musicista visto e sentito dal pittore È singolare il tentativo, l’ambizione e anche la follia di dare suono a un dipinto o di dare volto a un suono.

Di che colore è la musica? Che suono ha la pittura?

Non ci interessa la risposta, ci piace lasciare in sospeso la domanda e accoglierne la provocazione.

Buona visione e buon ascolto.

Giant Steps – Alessandro Curadi

Dove

Maiocchi15, Via Maiocchi 15, 20129 – Milano.
Tel: 02.23184910. Email: maiocchi15@gmail.com

Quando

Inaugurazione: Giovedì 27 ottobre 2022, dalle ore 19.00.
Apertura al pubblico: dal 27 ottobre al 10 novembre 2022 (dal lunedì al sabato: 9.30 – 13 e 14.30 – 19.30)

Ingresso Libero

Per info:

Maiocchi15
Tel. 02.23184910
Email: maiocchi15@gmail.com
Le Linee di Piero Manzoni e la Linea di Osvaldo Cavandoli in mostra alla Galleria Clivio di Milano dal 26 maggio al 30 giugno

Le Linee di Piero Manzoni e la Linea di Osvaldo Cavandoli in mostra alla Galleria Clivio di Milano dal 26 maggio al 30 giugno

Comunicato stampa

 

MILANO – Una mostra dedicata alle Linee di Piero Manzoni e alla Linea di Osvaldo Cavandoli, aperta al pubblico da giovedì 26 maggio a giovedì 30 giugno negli spazi della Galleria Clivio, a Milano (il 25 maggio alle ore 18 è in programma l’inaugurazione a inviti).

La caratteristica di questa mostra, curata da Anna Dusi e Flaminio Gualdoni, è instaurare un dialogo a distanza tra Piero Manzoni e Osvaldo Cavandoli, autori entrambi, in modi diversi, di un lavoro specifico sul tema della linea. Piero Manzoni (1933-1963), pioniere dell’arte concettuale, ha concepito nel 1959 le Linee, opere in cui una linea tracciata in orizzontale su rotoli di carta di lunghezza variabile è arrotolata e poi chiusa in cilindri sigillati: ciò che importa è la pensabilità della linea assai più della sua ragione fisica. Osvaldo Cavandoli (1920-2007) ha creato il celebre personaggio della Linea nel 1969, come proposta per il Carosello della RAI: era un cartone animato realizzato con un unico tratto di matita continuo, una situazione in cui la linea tracciava il personaggio, il luogo e il tempo della sua azione. L’anticonvenzionalità del progetto incontrò dapprima molte resistenze, fino a quando un imprenditore illuminato, Emilio Lagostina, ne fece il brand della sua azienda, garantendole un successo durato per tutti gli anni ’70 e ’80: la creatura ingenua e irascibile di Cavandoli è diventata, di fatto, una figura dell’immaginario collettivo.

La mostra allestita presso la Galleria Clivio fa incontrare due concezioni diversissime, ma entrambe radicali e vitali, nate da un elemento grafico essenziale che si carica di implicazioni poetiche e ironiche. Per Manzoni, si tratta di ridurre l’atto elementare del segnare al suo fondamento primo, in grado comunque di pronunciare la realtà. Per Cavandoli, si tratta, invece, di trasformare l’elemento narrativo dell’animazione nel piano stesso di realtà della visione, dando un nuovo valore all’artificio disegnativo.

Piero Manzoni

Scrivania Cavandoli

Osvaldo Cavandoli dipinge la Linea sull’asfalto

Spiega Anna Dusi, curatrice della mostra insieme a Flaminio Gualdoni: «Un suono onomatopeico riverbera nella mia mente quando penso a Piero Manzoni e Osvaldo Cavandoli, due personaggi che hanno dato un nuovo senso al linguaggio dell’immagine. Vogliamo invitare gli spettatori ad un incontro fatto di interrogativi, di frasi sospese e di linee astratte, dando un senso immaginativo e poetico all’opera di Manzoni e Cavandoli». Aggiunge Gualdoni: «Il senso di questo allestimento non è cercare affinità tra i due autori, ma testimoniare come l’elemento più essenziale dell’arte, la semplice linea, abbia dato vita a esperienze diverse, ma caratterizzate da una straordinaria carica innovativa».

In concomitanza con la mostra saranno organizzati alcuni eventi collaterali, a cominciare dai laboratori creativi dedicati ai più piccoli, per sperimentare idee, emozioni e movimento delle linee. Il tutto avverrà presso lo Studiocine Cavandoli di via Prina 10, a Milano, lo spazio in cui Osvaldo Cavandoli ha creato i suoi indimenticabili personaggi (nei mesi scorsi è stata lanciata una raccolta fondi da parte dell’associazione di promozione sociale Le Compagnie Malviste con l’obiettivo di riqualificarlo e trasformarlo in uno spazio policulturale aperto a tutti). Ideati da Daniela Migotto e Francesca Valan, i workshop sono gratuiti e indicati per bambini dai 6 ai 10 anni di età.

Infine, dal 6 all’8 giugno, presso la Casa delle Associazioni e del Volontariato di Milano, è in programma un laboratorio teatrale intitolato “Il divenire della Linea“ e rivolto ad attrici e ad attori dai 20 ai 40 anni di età. A dirigerlo, il regista, attore e performer Raffaello Fusaro. I partecipanti verranno coinvolti in una ricerca fisica, espressiva, mimica, vocale ed emotiva intorno al personaggio immaginario di Cavandoli. 

La Moviola dello Studio Cavandoli

Le Linee – Piero Manzoni
La Linea – Osvaldo Cavandoli

Dove

Galleria Clivio, Foro Buonaparte 48, Milano.
Tel: 023657360-3385479433. Email: galleria@clivioarte.it

Quando

Inaugurazione: mercoledì 25 maggio, ore 18.00.
Apertura al pubblico: dal 26 maggio al 30 giugno (da martedì a sabato, ore 14.00-18.00)

Ingresso Libero

Laboratori per bambini presso lo Studiocine Cavandoli

Dove

Via Prina 10, Milano

Quando

Venerdì 27 e lunedì 30 maggio, venerdì 10 e venerdì 17 giugno, ore 16.30-18.00

Informazioni e prenotazioni

Tel. 3518009578 – Email: comunicazione@lecompagniemalviste.org

Workshop teatrale “Il divenire della Linea”

Dove

Casa delle Associazioni e del Volontariato, via Marsala 8, Milano

Quando

Da lunedì 6 a mercoledì 8 giugno, ore 9.30-17.00

 

Partecipazione gratuita; è previsto un contributo spese, inclusivo di tessera associativa ed assicurazione, pari a 50 euro. 
Inviare la propria candidatura con CV e lettera motivazionale entro il 30 maggio a: lalineaworkshop@studiocinecavandoli.com

Per info:

Ufficio stampa Le Compagnie Malviste
Andrea Conta – cell: 347 1655323
Beatrice Canclini – cell: 334 5043896
Email: andrea.conta1968@libero.it; comunicazione@lecompagniemalviste.org
www.lecompagniemalviste.org
www.facebook.com/lecompagniemalviste
www.instagram.com/lecompagniemalviste
Al via una raccolta fondi per far rivivere a Milano lo studio di Osvaldo Cavandoli, il cartoonist che inventò La Linea

Al via una raccolta fondi per far rivivere a Milano lo studio di Osvaldo Cavandoli, il cartoonist che inventò La Linea

La Linea e Osvaldo Cavandoli

Comunicato stampa

 

Disegnatore, illustratore, cartoonist, grafico e regista, Osvaldo Cavandoli diventò famoso inventando La Linea, il personaggio di alcune indimenticabili pubblicità degli anni Sessanta e Settanta. Per tutto il 2022 sarà attiva una campagna  di crowdfunding che ha l’obiettivo di riqualificare il suo studio milanese e trasformarlo in uno spazio aperto a tutti, dove verranno organizzati laboratori creativi per grandi e piccoli, incontri, visite guidate, proiezioni speciali, spettacoli teatrali, mostre e concerti. Mantenendo viva, così, la memoria di un artista stimato e premiato in tutto il mondo.

MILANO – Far rivivere e valorizzare lo Studiocine Cavandoli di Milano, lo spazio nel quale Osvaldo Cavandoli, il disegnatore, illustratore, cartoonist, regista e grafico pubblicitario che inventò La Linea, il famoso personaggio utilizzato in alcune indimenticabili réclame degli anni Sessanta e Settanta e poi in una fortunata serie animata, ha lavorato a lungo. Come? Aprendolo al pubblico in modo continuativo all’inizio del 2023 e organizzando attività di vario tipo, dai laboratori creativi per bambini e adulti alle visite animate, dalle serate-cinema con proiezione di film, cortometraggi, cartoni animati e pubblicità d’epoca all’allestimento di spettacoli teatrali, mostre, concerti ma non solo.

Promotori dell’iniziativa sono il figlio Sergio, proprietario dello studio, la curatrice Anna Dusi, Andrijana Ružić, storica dell’arte d’animazione, Eric Rittatore, blogger esperto in animazione, Piero Tonin e Giovanni Beduschi, fumettisti e allievi di Cavandoli, e Le Compagnie Malviste, associazione di promozione culturale e sociale impegnata in progetti di rigenerazione urbana ma anche realtà specializzata nel teatro sociale e di comunità, con un’attenzione particolare alle persone fragili.

Per rendere accessibile e fruibile da tutti, a Milano, uno dei luoghi della cultura che, altrimenti, rischierebbe di essere dimenticato, nelle scorse settimane è stata lanciata una campagna di crowdfunding (www.retedeldono.it/it/progetti/lcm/cavandolis-studio-visit). La raccolta fondi, che si concluderà il prossimo dicembre, ha l’obiettivo di raccogliere 16.500 euro. 

La donazione è libera e con un contributo di almeno 20 euro si riceveranno in regalo simpatici ed esclusivi gadget come gli adesivi, le spillette, i block notes e gli shopper “griffati” La Linea di Osvaldo Cavandoli, conosciuto semplicemente come “Il Cava” e considerato da molti studiosi come uno dei più importanti cartoonist italiani della sua epoca. Ma soprattutto si contribuirà alla realizzazione di un importante progetto culturale, mantenendo viva la memoria di un artista (scomparso nel 2007) che si definiva un “artigiano dell’umorismo” e che era molto apprezzato anche all’estero.

Ingresso e corridoio

Banco ripresa

Scrivania Cavandoli

Scrivania

Moviola

Nello spazio di via Prina 10, a Milano, a due passi dalla sede Rai di corso Sempione, Osvaldo Cavandoli, oltre al personaggio La Linea, ha creato Pupilandia, rivoluzionario studio d’animazione specializzato nella realizzazione di pubblicità con i pupazzi animati, i film con i fratelli Pagot, meravigliose grafiche pubblicitarie, fumetti, opere in legno e molto altro. Il suo studio è uno scrigno di cultura, dove sono conservati i lavori di una vita: tavole, vignette, manifesti cinematografici, bozze pubblicitarie, dépliant, pellicole inedite, pupazzi, attrezzature tecniche, animazioni, ricordi, riconoscimenti e premi. Un archivio che attende di essere valorizzato e condiviso con un pubblico di curiosi e appassionati. Un luogo dove ognuno potrà ritrovare parte della propria storia personale e molti ricordi d’infanzia, ma che necessita di cure e interventi di riqualificazione, come spiega Sergio Cavandoli: «Lo studio ha bisogno di manutenzione continua. Inoltre ci sono anche alcuni strumenti di lavoro di mio padre, come il moviolone, che necessitano di cure specialistiche. Per non parlare dei pupazzi, dei manifesti, dei bozzetti, delle tavole, degli oggetti di scena di Pupilandia e delle decine e decine di pellicole che andrebbero riversate su supporti più moderni».

Incontri, laboratori e visite guidate allo Studiocine Cavandoli sono in agenda anche nelle prossime settimane allo scopo di incentivare le donazioni (il programma degli appuntamenti, in continuo aggiornamento, è consultabile sul sito www.lecompagniemalviste.org). Alvise Campostrini, presidente dell’associazione Le Compagnie Malviste, sottolinea: «Rendere fruibile lo studio di Osvaldo Cavandoli significa restituire un tassello mancante al quartiere, alla città e ai suoi abitanti, valorizzando al tempo stesso l’opera di un artista che, ancora oggi, ha una grande influenza. La fruibilità dello studio di Osvaldo Cavandoli potrebbe far riscoprire l’antica vocazione artigianale di una zona che, negli ultimi decenni, ha subito una forte gentrificazione e che ha visto moltiplicarsi le attività commerciali dedicate al food & drink. La valorizzazione di questo luogo della cultura aumenterebbe l’attrattività del quartiere. Fino alla fine del 2022 continueremo a raccogliere fondi, ma se ricevessimo un numero significativo di donazioni entro la fine di gennaio potremmo vincere un premio ulteriore in denaro da parte della Rete del Dono, la piattaforma digitale di personal fundraising alla quale ci appoggiamo, grazie al Premio Crowdfunding per la Cultura». 

Già, il quartiere. I responsabili del progetto mirano a coinvolgere gli abitanti del Municipio 8, ma pure gli studenti di ogni ordine e grado (scuole dell’obbligo, istituti artistici, professionali e così via), i turisti, i centri di aggregazione giovanile, le attività commerciali del territorio e, organizzando laboratori artistico-teatrali specifici, anche le persone più fragili, come gli utenti dei Centri psicosociali e socioricreativi per anziani di Milano, le persone affette da patologie quali, per esempio, l’Alzheimer, i loro caregiver e i loro familiari.

Interno Studiocine Cavandoli di Milano

Per contribuire al progetto

Campagna di crowdfunding su Rete del Dono

Per info

State vicini a una foglia. L’arte, la terra

State vicini a una foglia. L’arte, la terra

L’Ortocanestro

Compie quattro anni questo intervento artistico che prende spunto da un desiderio insistente e felice di Tonino Guerra.

Una specie di matrioska, già simbolo di fertilità della terra, nata con un’idea di Orto per anziani e diventata poi un Parco Museo della scultura all’aperto e un Giardino Botanico.

Il contenitore contenuto è il bel parco della Casa di Riposo RSA in via Zurla a Crema.

Tonino Guerra mi ripeteva: “c’è una cosa che non dobbiamo dimenticare, una cosa urgente. Fare l’orto nelle case di riposo. Ai vecchi bisogna dare qualcosa di vivo da vedere, da curare anche solo con gli occhi ogni giorno. Non quei giardini già fatti, di gusto inglese, lì non c’è niente da aspettare, qualche fiore, ma è roba d’altri. L’orto è un quadratino di terra possibile, le foglie di insalata crescono e si possono mangiare. Una melanzana viene a tavola, come un ravanello. Fate l’orto con gli anziani. Non aspettate, la vita si spegne in fretta e il vecchio ha bisogno di piccole cose vive per addormentarsi con un’immagine dolce, per tenere davanti agli occhi qualcosa che anche domani lentamente cresce. Stare vicino a una foglia può fare compagnia più della TV”.

Ho pensato a lungo a come poteva essere un orto per persone con difficoltà motorie, magari sospinte nel parco in carrozzella. Una cosa certamente da evitare la distanza dalla terra e tutto ciò che fosse spigoloso. Una condizione che sentivo fondamentale era creare una specie di immersione della persona nei profumi e nei colori e nelle consistenze del mondo vegetale. Fare in modo che potesse toccare le foglie, i frutti e sentirne gli umori e i profumi. Mettere ancora le mani nella terra.

Ho portato la terra, alzandola, a 90 centimetri, disegnando semplicemente un  doppio ferro di cavallo in cui piantare e far crescere gli ortaggi, i fiori, le aromatiche.

Un grande canestro di quattro metri di diametro in cui chi entra, anche in carrozzella, può avere la terra all’altezza del busto. Può fare ogni operazione con la massima facilità, come su un normale piano di lavoro.

La realizzazione è stata laboriosa perché ho voluto usare i principi dell’intreccio adottando come essenza possibilmente forte e durevole il bambù. Ciò ha voluto dire predisporre all’intreccio delle strisce di vegetale che fossero flessibili, ricavandole da grosse canne fresche  con un procedimento manuale veramente impegnativo e fortunatamente sostenuto da giovani braccia della locale scuola agraria. Ma il risultato fu ottimo. Una tessitura compatta, esteticamente bella e forte per contenere la spinta e il peso della terra. 

Ortocanestro è una scultura funzionale. Un grande ventre. Il ventre di madre terra. Un impianto a lasagna che sfrutta materiale vegetale del giardino, strati di legname, sfalcio e terriccio, alternati.

In questi quattro anni, in collaborazione con le animatrici, l’orto ha permesso di condurre esperienze di tipo sensoriale che hanno coinvolto gli anziani in attività concrete, stimolando anche il pensiero a ripercorrere nella memoria periodi di adolescenza e gioventù in cascina.

Stando a lavorare nel parco mi capitò spesso di osservare gli ospiti nelle loro passeggiate in solitudine o accompagnati. Quasi sempre lo sguardo a terra, in una specie di raccoglimento isolato e interiore. Una condizione che  sentivo avrei potuto rendere meno assillante con l’aiuto dell’arte. Serviva una visione che aprisse una breccia emotiva, che spostasse gli orizzonti piatti della tristezza verso piccole  improvvise sorprese, come paesaggi inattesi che ti arrivano addosso e allora qualcosa  nel torpore può succedere, gli occhi si alzano verso una nuova dimensione, rispondendo a un richiamo.

Il Giardino della scultura sospesa

Il parco diventava nella mia immaginazione un luogo dove sospendere invenzioni, non solo facendole scendere dall’alto, ma pensandole come situazioni di sospensione del reale. 

E così tenendo ferma questa visione ho iniziato a coinvolgere artisti che potessero condividere la stessa ispirazione. Con la preziosa collaborazione di 20 artisti, che in modo totalmente volontario hanno donato lavoro e opere, il Giardino si è venuto via via arricchendo di interventi realizzati secondo il principio dell’accettare che il tempo e la natura  facciano dell’opera qualcosa di mutevole. Gli artisti attraverso le installazioni hanno instaurato un dialogo profondo con il luogo e le opere respirano silenziosamente in una convivenza che le porta sempre più vicine alle origini. I materiali di cui sono fatte vivono un quasi ritorno. Il ferro di tavoli, sedili, animali fantastici, una casa, tutto si sta colorando di patine ruggine e nei tramonti sono fiamme di arancio vivo e bruni di ossidi che raccontano il ritorno alla terra. Mentre i legni in forma di totem  che si calano dalle ombre dense, si fanno scavare dalle piogge e tingere dalle umidità. Altrove vetri sospesi e mossi dal vento, colpiti dalla luce gettano riflessi e movimenti di bagliori nell’aria. La scura magnolia ospita figurine in terra cotta, portatori di luce dondolano su piccole altalene. Un’anfora antropomorfa si fa notare nel centro del giardino per i racconti alla luna che regge in equilibrio sul capo, e per i suoi giochi spaziali. 

Tra due alberi è tesa una grande farfalla fatta di aria e metallo, quasi un ricamo, variopinta presenza simbolica e generatrice di energie propizie. In vicinanza  sta una piccola foresta di mare il cui verde turchese dei cinque alberi è opera della trascolorazione del rame. 

Appoggiandole alle antiche mura due artisti hanno costruito tre grandi stelle di bambù, talmente alte possono guardare oltre verso oriente, suggerendo allo sguardo un punto di evasione.

Nella zona dell’Ortocanestro una artista ha collocato un custode, albero uomo seduto a proteggere dagli spiriti maligni. E non lontano la stessa artista ha sospeso un giardino che ci regala la doppia visione di foglie e radici.

Recentemente abbiamo saputo che negli anni ’50, ’60, in quel parco sostavano ospiti gli animali dei circhi, proprio lì vi scorre una piccola roggia che li abbeverava. 

Due artisti hanno raccolto la suggestione e hanno realizzato una  leggerissima scultura di un cammello dal corpo di cruna. Attraversarlo porta fortuna. E ancor più vicina all’acqua di cui raccoglie i sussurri, galleggia una navicella del tempo,  una culla bianca e flessuosa. La sostiene una magnifica sequoia.

Nell’erba, abitate da erbaggi e fiori, figure umane in rete metallica, così delicate da essere percepite come ombre, vivono tra le fronde della bella famiglia di aceri.

Non lontano in un angolo di raccoglimento creato da tavolo e sedia con tante pagine di libri, un lettore invisibile, ma può essere anche uno scrittore, si è scelto questo punto di osservazione.

Sotto un piccolo portico, protetto nel suo candore, un destriero in gesso  dalla esuberanza plastica, anima di nuova energia le presenze più appartate e silenziose.

E una sedia appartenuta a una madre, ha lasciato la dimensione terrena per sostare, imbrigliata in una tessitura metallica, sul tronco di un grande platano.

Il Giardino dei Verzellini

Nei lunghi periodi di lavoro non poteva sfuggirmi, in questo cuore verde della città, il valore e la bellezza delle essenze arboree. E lo stupore per i canti gioiosi e armonici di piccoli uccelli come i verzellini. Durante le mie soste di attività nel parco, passando le stagioni, ho visto fiorire alberi meravigliosi, ho visto la nudità dell’inverno giocare con le scure macchie dei pini e tutti gli ori e i rossi dell’autunno. Più volte mi sono detta che poche  sono le persone che conoscono e godono della bellezza di questo luogo, e che un ulteriore motivo di incontro con gli ospiti della casa di riposo avrebbe potuto essere la creazione di un percorso botanico per la conoscenza delle piante e lo studio   da parte di appassionati e di gruppi scolastici.

Ho sensibilizzato un esperto studioso di botanica che con grande generosità ha elaborato per noi la classificazione delle quaranta specie arboree presenti nel parco, per un complessivo numero di 84 tra alberi e arbusti. Il percorso è completo. Ogni albero ha il proprio nome scientifico inciso su una targa di ferro. 

Ora non ci può sfuggire, l’ARTE e la TERRA sono fortemente intessute. E a tutti noi è dato di poter entrare in questa oasi piena di magia e di poter STARE VICINO A UNA FOGLIA.

Consulenza scientifica per il percorso botanico del Giardino dei verzellini  a cura di Valerio Ferrari

Foto: Roberto Rago – Valentina Gramazio

Gran Tour Green, a Milano una grande retrospettiva sull’opera dell’incisore Federica Galli

Gran Tour Green, a Milano una grande retrospettiva sull’opera dell’incisore Federica Galli

Federica Galli al Torchio (anni ’90)
Courtesy of Fondazione Federica Galli

Federica Galli nasce a Soresina in provincia di Cremona e segue la sua passione per l’arte iscrivendosi prima al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano; per approfondire la sua conoscenza della storia dell’arte viaggia molto in Italia e all’estero e trasporterà i ricordi di queste esperienze nelle sue opere. Affascinata dalle incisioni di Durer , Brughel e Rembrandt abbandonerà ben presto la tecnica pittorica per dedicarsi esclusivamente all’acquaforte.
I suoi temi preferiti sono i paesaggi sia quelli naturali che antropici Molte sue opere sono ispirate alla campagna lombarda in cui è nata, ma Federica Galli ha dedicato molte incisioni a Venezia e Milano, città che le sono particolarmente care e delle quali ha colto gli aspetti più romantici.
Milano ha voluto dedicarle una mostra: FEDERICA GALLI Green Gran Tour, a Palazzo Morando fino al 27 giugno 2021. Promossa dal Comune di Milano Cultura e realizzata da Palazzo Morando in collaborazione con la Fondazione Federica Galli, che tutela l’archivio dell’artista, la mostra è curata da Lorenza Salamon con l’attiva partecipazione di Mauro Broggi, Andrea Dusio, Stefano Fera, Tiziano Fratus, Cristina Muccioli e Stefano Zuffi, che hanno approfondito i numerosi aspetti espressi dallo sguardo dell’artista.
la mostra vuole fornire un’immagine di Federica sia pubblica che privata; infatti nella prima sala troviamo materiale che ci fa comprendere quali siano stati i molteplici avvenimenti che hanno accompagnato la sua vita: dal matrimonio con Giovanni Raimondi capo redattore del Corriere della Sera agli incontri con artisti, poeti e personalità di spicco della sua epoca con i quali ha intessuto relazioni di altissimo respiro. Emozionante un ritratto dell’artista scolpito da Ernesto Ornati.

Cascina Mora (1979)
Courtesy of Fondazione Federica Galli

Federica Galli in studio (1966)
Courtesy of Fondazione Federica Galli

Il tema di apertura della mostra è rappresentato dalle Cascine Lombarde, argomento molto caro a Federica che, nativa di Soresina, ne aveva una conoscenza diretta ed approfondita; le prime rappresentazioni sono infatti quelle del suo ambito familiare per poi arrivare a rappresentare quelle di tutta la Pianura Padana. Il suo sguardo di artista si è soffermato non solo sui particolari architettonici degli edifici rurali ma ha saputo cogliere il senso del contesto agricolo che accompagna ogni costruzione rurale dandoci testimonianza di innumerevoli luoghi, oggi scomparsi, e che sopravvivono nel ricordo grazie alla sua opera.
La mostra prosegue col tema della Pianura Padana dove la natura fa da padrone, sono ripresi tutti i temi dalle rogge al sottobosco ai filari ai laghetti e le immagini sono così nitide da indurci quasi a sentire gli odori di questi ambiti naturali.
Si prosegue con gli alberi, tema molto caro all’autrice tanto da essere soprannominata “la Signora degli Alberi”. Le sue rappresentazioni sono importanti non solo perché rappresentano un censimento dei soggetti presenti in tutte le regioni di Italia ma perché l’artista ne ha saputo cogliere, oltre agli aspetti botanici, anche gli aspetti estetici e leggendari.

Di seguito, altre due sezioni dedicate alle città che sono state particolarmente care all’autrice: Milano e Venezia. Per Milano lo sguardo si dilunga nel tempo, dalle rappresentazioni della città distrutta dai bombardamenti alle fasi della rinascita e dell’operosità dei milanesi negli scavi per la metropolitana, la riqualificazione del quartiere della Bovisa, la modernizzazione dello stadio di San Siro e la rappresentazione di tante chiese monumentali della città.
Le vedute di Venezia concludono il percorso della mostra; le acqueforti rappresentano scorci famosi ed altri inediti delle mille prospettive che la città lagunare è in grado di offrire a chi sa osservarla con amore, e lei lo ha saputo fare trasportando nelle sue vedute deserte il calore umano.
Mostra decisamente da vedere in quanto sufficientemente esaustiva per la comprensione di Federica Galli artista di grande rilievo per l’incisione e che ha precorso i tempi sia per la tecnica adottata che per le dimensione e le inquadrature delle sue opere.
L’opera completa dell’artista è stata documentata in numerose pubblicazioni dedicate e in innumerevoli articoli di critici italiani e stranieri.

La Fondazione Federica Galli

 

Federica Galli ha lasciato la propria eredità a una fondazione testamentaria, che ha sede nello storico Palazzo Cicogna a Milano, dove vengono conservate e tutelate le opere, l’archivio e la memoria della sua fondatrice. Tra le numerose attività promosse e coordinate dalla Fondazione, la divulgazione della conoscenza del ruolo dell’incisione, della grafica e del multiplo nella cultura occidentale moderna e le iniziative didattiche sostenute per intero dalla vendita delle stampe originali, lasciate da Federica Galli a questo scopo.
La Fondazione si occupa, inoltre, della divulgazione dell’arte della Galli attraverso l’organizzazione di mostre, volumi e convegni, grazie anche al materiale lasciato dall’artista.
Il catalogo della mostra è edito dalla Fondazione.

www.federicagalli.it

PALAZZO MORANDO – COSTUME MODA IMMAGINE
via Sant’Andrea 6 – Milano, Lombardia

Dal 27/04/2021 al 27/06/2021
Ingresso libero

Foto in evidenza di Berengo Guardin.