Inchiostro Festival? Un romanzo, spero con molti sequel

Inchiostro Festival? Un romanzo, spero con molti sequel

Da sinistra a destra: Lorenzo Sartori, Massimo Carlotto, Paolo Panzacchi

Si è conclusa domenica 19 giugno a Crema con un grande successo la terza edizione di Inchiostro, la due giorni letteraria ideata e diretta dallo scrittore Lorenzo Sartori e realizzata in partnership con l’Amministrazione Comunale di Crema. Grande cura e attenzione alla qualità delle proposte hanno caratterizzato anche questo nuovo capitolo di una  kermesse che si contraddistingue  per la piacevole atmosfera informale degli incontri, per la caratura degli autori invitati (sia per quanto riguarda le voci emergenti che per i big) e per la qualità dei conduttori, efficientissime e brillanti  “cinghie di trasmissione” fra gli autori, il loro mondo narrativo e il pubblico. Sara Rattaro, Marco Balzano e Massimo Carlotto hanno fatto delle due serate in CremArena due appuntamenti davvero preziosi perché le presentazioni dei loro romanzi si sono trasformate in immersioni nel tempo reale, per osservare con più lucidità e attenzione la società contemporanea, i nostri comportamenti, i cambiamenti in atto, i fenomeni che stanno caratterizzando le nostre scelte e le nostre vite.
Abbiamo incontrato, “a bocce ferme” o per meglio dire “a pagine chiuse”, il direttore artistico di Inchiostro Lorenzo Sartori e approfondito insieme a lui alcuni aspetti di questa felice esperienza.

Lorenzo Sartori

Terza edizione di Inchiostro. Ti chiedo di fare un bilancio non tanto di questa edizione che è stata un vero successo, quanto del percorso che hai compiuto fin qui, da curatore, insieme al tuo festival.

Il festival è partito nel 2018 ed è subito stata una scommessa, per il sottoscritto che l’ha ideato e per l’amministrazione comunale che ha creduto da subito nel progetto. A Crema erano presenti vari eventi letterari ma non si è mai tenuto un vero e proprio festival, un momento denso di appuntamenti anche in sovrapposizione, dove al lettore è chiesto di scegliere un proprio percorso. Un week end di totale immersione nel mondo dei libri, con la possibilità di conoscere scrittori ma anche editori o addetti ai lavori, perché dietro a ogni libro c’è un mondo ed è giusto che il lettore lo conosca. La scommessa è stata duplice perché si è affiancata al festival una piccola fiera dell’editoria indipendente cosa che ha permesso di animare e valorizzare i chiostri dalla mattina alla sera. Oltretutto credo che sia una delle poche fiere in Italia in cui non sono ammessi editori “a pagamento” (quelli che si fanno pagare dall’autore per pubblicare un libro invece del contrario). Siamo piccoli ma con le idee chiare. La qualità dell’editoria di un paese passa anche attraverso queste piccole ma ferme scelte. Vista la risposta del pubblico direi che entrambe le scommesse sono state vinte.

In che modo selezioni i titoli e gli autori da presentare? Segui un tema o costruisci il programma ascoltando il mercato e i suggerimenti degli editori? Ma soprattutto, come entri in contatto con “dialogatori” così vivaci e competenti? 

Tengo in considerazione vari aspetti. Il pubblico è attratto dai grandi nomi, dagli scrittori affermati che hanno un forte seguito e se ce l’hanno un motivo c’è. Questo motivo sta in quello che scrivono ma anche nel modo in cui lo raccontano, perché mentre la lettura è un momento intimo che riguarda il lettore in modo diretto, senza intermediazioni, la presentazione di quel libro resta comunque un momento performativo e sottostà alle logiche dello spettacolo. Esistono bravi scrittori che però un palco non lo sanno tenere. Quando cerco gli ospiti devo prendere in considerazione quindi anche la capacità di questi autori di intrattenere, di sapere veicolare contenuti interessanti anche a voce. Questo significa andare a vederli prima, seguendo durante l’anno altri festival e presentazioni. Però fama e qualità non sempre vanno di pari passo. Arte e mercato seguono rotte che spesso confliggono. In Italia si legge poco e quindi si premia solo una minima parte degli autori che meriterebbero di essere letti, di solito quelli ben supportati dalle grandi case editrici. Come direttore artistico del festival cerco di dare voce anche agli altri autori, validi ma ancora poco conosciuti, e lo faccio rompendo ogni barriera di genere. Credo che Inchiostro sia uno dei pochi festival che ospiti autori di narrativa contemporanea, di noir, di rosa, di fantasy, di fantascienza senza creare ghetti.

Quanto ai conduttori mi fa piacere che tu abbia apprezzato il loro lavoro. Lo stile di Inchiostro è essere al servizio degli scrittori e serve intelligenza e umiltà quando si dialoga con un autore. Sono fortunato ad avere una bella squadra.

La lettura, l’ascolto e l’approfondimento di tante storie, il confronto delle idee: Inchiostro ha dimostrato anche in questa occasione che le idee coinvolgono il pubblico come e forse meglio di uno spettacolo teatrale, o di un concerto. Eppure i dati sulla lettura di libri e giornali da parte degli italiani sono molto poco incoraggianti. Secondo te qual è il motivo di questa contraddizione? E che cosa si potrebbe fare in concreto per spingere le persone a interessarsi di più alla lettura?

Alla gente piace ascoltare storie. È una cosa che facciamo dall’alba dei tempi, una cosa di cui abbiamo bisogno. Per secoli abbiamo ascoltato storie e solo più di recente abbiamo iniziato a leggerle. Fino agli anni ‘50 una buona fetta della popolazione italiana era analfabeta e se anche impari a leggere a scuola poi ti devi allenare, altrimenti leggere è faticoso, molto. Sei italiani su dieci non leggono neanche un libro all’anno e tra quelli che leggono la maggior parte sono donne, credo ci sia un rapporto di tre a uno, se non di quattro a uno. Se teniamo conto che la classe dirigente di questo paese è composta purtroppo in prevalenza da uomini non è assurdo ipotizzare che una buona fetta delle persone che prendono decisioni in Italia, decisioni da cui dipendono i destini di altri individui, non legga e quindi non conosca. La scuola ha sicuramente un ruolo importante in questa battaglia ma spesso vengono proposti i libri sbagliati e nel modo sbagliato. Imposti. La lettura è un piacere, un piacere che ti allarga la mente, che ti fa vivere altre vite e viaggiare in altri spazi e in altri tempi. Ma richiede un po’ di fatica se non si è allenati, se non si è stimolati a farlo. E io spero che un festival a questo serva, a dare stimoli.

Se Inchiostro festival fosse un libro, che genere sarebbe, e perché?

Direi sicuramente una raccolta, per la varietà della proposta. O un romanzo che attraversa vari generi letterari. Mi auguro con molti sequel.

Da sinistra a destra: Lorenzo Sartori, Massimo Carlotto, Paolo Panzacchi

EXTRA TIME. La scrittura, il dolore, la vita

EXTRA TIME. La scrittura, il dolore, la vita

Durim Taci, Extra Time (la tua seconda persona), Una mitobiografia, Mimesis, Milano 2020.

“Extra Time” è stato per me una sorpresa, in tutti i sensi. Ed è così, riesce a trovarti e colpirti come il vento e forse, ti scuote come un terremoto, senza rumore, in silenzio.
Perché la vita è così, il suo dolore e la sua gioia, l’ordinario e lo straordinario, e tante altre cose auspicano una seconda incarnazione per essere comprese meglio e, non solo, per essere sentite, così, tu sei obbligato a fermare il tempo, anzi di più, per l’esattezza, sei spinto a crearlo e ricrearlo ancora, perché questo tempo non è l’eternità perenne, ma una realtà da perpetuare, un eterno che rimane sempre tuo, nostro. Il tuo libro, credo, riesce a portare il flusso della vita come presenza, il sogno e il mistero insieme, dove l’atteso e l’imprevisto si confondono, poi, una volta definiti, cambiano posto, luoghi e capitoli, in continuazione. Questo è il tuo libro, forse il tuo film e ti sembra che sia più da guardare che da leggere.
E proprio, come chiedi tu, un “extra time” – tempo supplementare di narrazione – allo stesso modo ci vorrebbero “extra words”. Per raccontare questa storia, servono parole aggiuntive che non sono ancora state inventate, ma tu in compenso hai scoperto l’anima delle parole conosciute, senza cercarne altre, hai usato le nostre parole quotidiane che tramite la tua scrittura si sono svelate con una nuova anima, oppure sembra che questo spirito sia fluito direttamente dal Cielo, da lì scende l’ispirazione da Padre, ovvero un insieme eterno, un aiuto che ti viene da un Dio, o forse tutto era così dentro di noi e tu lo hai solo svelato.
Il tuo libro è simile a un’esperienza vissuta, il suo ritmo è un battito vivo, come una camminata frettolosa di chi non ha tempo e si sente che vuole pronunciare il suo messaggio più importante, sa benissimo che va detto, perciò usa i suoi segni per contrastare l’oblio, magari ridurlo, tuttavia non sempre fa questo togliendo l’eccesso, come diceva Michelangelo della statua, al contrario, tu lo fai anche lasciando il pezzo intero, poiché intuisci che qui non si tratta di scolpire una statua, ma di riavere la vita stessa.
Se comincio a teorizzare come fanno i critici e dicessi che, alla fine, il tuo libro è lo specchio di una realtà, no, così non sarei per niente preciso, né posso aggiungere semplicemente che si tratta di un’altra realtà letteraria parallela, no, è un doppio errore. “Extra Time” è un’altra vita, altrettanto originale, proiettata nella magia della lettura, un’altra realtà vissuta alla quale non è permesso di diventare un ricordo, dispiegata in un presente già solido, ovviamente filtrata, di cui tu sei lo scrittore, capace di usare le tecniche che ti permettono di costruire l’eterno, il tuo eterno (linguisticamente, il tempo di un presente eterno va necessariamente creato), che non è una dimensione che segue la logica comune delle persone, è un flusso simultaneo di passato-presente-futuro, un tutto insieme, simile a un taglio cesareo sul ventre di Kronos.

Questo è ciò che il tuo libro è: una novità nelle lettere albanesi, a mio parere. Alla fine, il libro è una confessione sull’altare dell’io, un dialogo interiore causato da uno shock supremo, tenuto nel frattempo per sette anni dentro di te e svelato poi in sette giorni, come in un mito, quindi il libro può essere giustamente definito una mitobiografia, giacché volta le spalle a se stesso, come l’anima che cerca di elevarsi al di sopra di noi, per guardarci tramite un sacro silenzio, una non-parola. Lo scrittore rompe questo patto per mano del suo demone interiore, tu parli e ti viene facile confessarti davanti a visioni, un’icona, un ponte, la riva vicino a casa, l’alba, l’ascensore che, dopo aver aperto le sue porte, non restituisce ciò che noi vogliamo e tutto ricomincia con il sogno di ciò che vogliamo avere.
Lo scrittore dà voce silenziosa al foglio word sullo schermo del computer, una pagina azzurra come un pezzo di cielo paradisiaco e il suo studio della creazione diventa un campo di calcio, dove la vita gioca con la morte e l’arbitro è il destino. Dopo la partita stanno ancora insieme. E chi ha vinto? Sì, questo è un gioco senza veri vincitori e veri perdenti e Dio sa dov’è la verità, come arriva. È bella e spaventosa! C’era una volta, dici. E quella volta può essere anche domani. Tu cerchi di unirli nel tuo presente, il passato e il futuro.
Che sia un regalo per i nostri ragazzi. Sì, per i nostri figli che gli abbiamo spinti fatalmente a diventare nostri padri! Un errore enorme e un dolore infinito… Ci hanno sentiti. E non abbiamo avuto altra scelta che conoscere e capire la loro dignità nella morte come nella vita.
Durim Taci, sei riuscito a realizzare tutto ciò, in un modo brillantemente luttuoso e sei andato oltre… Servono Extra Words. So che non è un libro che urla, né un requiem di una luce debole. È un secondo sé, non solo il tuo. E non poteva essere diversamente … Ti rivolgi a te stesso come all’altro, al mondo, non hai a che fare con l’enfasi che è come una pandemia, quella non fa parte del tuo operato. Tu vedi che la realtà è davvero sorprendente, anti-logica, ma nel frattempo hai paura delle tue emozioni, non vuoi accennarle, in te è la vera poesia, il meccanismo che ti aiuta a proiettare l’emozione verso il lettore, che è il tuo altro sé.
Dopo tutto, il tuo delirio e la tua creazione, la tua stessa idea si svela nella sua pura concretezza: il sogno diventa corporeo, tu vuoi che il tuo Atis ritorni, come il figlio della mitologia che Zeus ha voluto far rinascere, tu vuoi resuscitarlo, amabile e bello, atleta nel regno della vita. Ecco perché l’ascensore del libro mentre chiude le ultime pagine, ci fa sentire che ha portato Atis a noi.

La presentazione del libro

L’autore

Durim Taci (1964) ha studiato filologia e cinematografia a Tirana, traduttore di oltre cinquanta titoli letterari, autore di numerosi libri pubblicati in Albania. Ha esordito nella narrativa italiana con il romanzo Codice Kanun (Edizioni dEste 2016). Ha pubblicato poi Extra Time, la tua seconda persona, Mimesis Edizioni (2020), un testo “mitobiografico”, ispirato dalle idee della scuola milanese Philo – Pratiche filosofiche, che ha frequentato. “Una presenza che sfugge”(di prossima uscita) è stato scritto nei giorni di quarantena per il covid-19, marzo-aprile 2020. Ha lasciato l’Albania nel 2000 e vive a Bergamo.

Si ringraziano Visar Zhiti, Alban Gijata e il sito Albania Letteraria

Inchiostro, edizione numero tre per il festival letterario di Crema

Inchiostro, edizione numero tre per il festival letterario di Crema

Dopo due splendide edizioni che hanno immerso Crema nel fascino della letteratura e hanno animato il Sant’Agostino con una fiera della piccola editoria e incontri non stop dalla mattina alla sera con autori, editori, blogger, esperti del settore e giornalisti, dopo la serata di Pillole di Inchiostro realizzata lo scorso anno, il festival Inchiostro torna di scena venerdì 18 e sabato 19 giugno per una due giorni di qualità, con incontri letterari che esplorano la narrativa contemporanea.

Inchiostro, ideato e diretto da Lorenzo Sartori, è un progetto dell’Amministrazione Comunale di Crema in collaborazione con la Biblioteca Civica Clara Gallini e rappresenta uno dei fiori all’occhiello della cultura cittadina. L’edizione 2021, a causa della situazione pandemica, avverrà ancora in forma ridotta e propone tre aperitivi letterari nella splendida sala affrescata da Pietro da Cemmo e due serate sotto il cielo stellato, a CremArena. Sette autori in due giorni per esplorare la narrativa di genere e non con scrittori apprezzati a livello nazionale e internazionale come Massimo Carlotto, Sara Rattaro e Marco Balzano, esordienti di classe come Martina Merletti, nuove voci del thriller come Livia Sambrotta, Claudia Maria Bertola e Paolo Panzacchi.

Massimo Carlotto

Lillo Garlisi

Claudia Maria Bertola

Paolo Panzacchi

Martina Merletti

Marco Balzano
(Ph. Maria Cristina Traversi)

Livia Sambrotta

Sara Rattaro

Ad aprire le danze, venerdì 18 giugno alle ore 18, in compagnia del direttore artistico Lorenzo Sartori, saranno due nuove voci del thriller italiano: Livia Sambrotta, con Non salvarmi (SEM), ambientato in una comunità di recupero per i figli delle star di Hollywood, e Claudia Maria Bertola, con Vieni come sei (Morellini), ambientato nelle ville signorili della Milano bene dove proseguono le indagini della sua detective per caso Marina Novembre. In serata, dalle ore 21 presso CremArena doppio appuntamento con Sara Rattaro che, condotta da Barbara Donarini, presenta il suo ultimo romanzo Una vita semplice (Sperling&Kupfer), la storia di Cristina che viene presa in ostaggio nel corso di una rapina in un negozio e questo fatto la spinge in maniera estrema a guardare dentro di sé e capire quello che conta davvero. A seguire Marco Balzano, condotto da Alessandra Facchi, dopo il successo internazionale di Resto qui, l’autore presenta l’ultimo romanzo, Quando tornerò (Einaudi), storia potente dedicata alla forza dei legami e alle conseguenze delle nostre scelte.

Sabato 19 giugno gli aperitivi letterari raddoppiano e Inchiostro apre la sua seconda giornata alle ore 17.00 in Sala Pietro da Cemmo con un duo d’eccezione: Paolo Panzacchi e Lillo Garlisi condotti da Elisa Biffi Corni. Panzacchi è l’autore del thriller Dove nasce l’odio (Laurana), un romanzo attraversato da intrighi internazionali, politica, terrorismo e famiglie disposte a tutto, Garlisi è il suo editore e racconterà tutta un’altra storia, quella di chi ama pubblicare libri che sanno far luce sulla realtà. A seguire Inchiostro ospita Marina Merletti, condotta da Marco Viviani, per presentare la sua opera prima Ciò che nel silenzio non tace (Einaudi), una storia che dal 1999 percorre il tempo a ritroso fino a quel 1944 quando una suora salva un neonato ebreo nascondendolo nel cesto della biancheria sporca. A chiudere il festival, alle ore 21 in CremArena, sarà un vero maestro del noir, Massimo Carlotto, condotto da Paolo Panzacchi e Lorenzo Sartori, per presentare il suo nuovo romanzo E verrà un altro inverno (Rizzoli), una vicenda che si spinge nella provincia del nord-est, tra le pieghe di un piccolo mondo di imprenditori, una coppia solo all’apparenza felice e un paesino con troppi segreti da seppellire.

Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito e libero fino a esaurimento posti e si svolgono nel pieno rispetto delle norme anti-covid.

I posti sono distanziati, fissi e assegnati all’ingresso (84 nella Sala Pietro da Cemmo e circa 200-240 a CremArena).

Si può assistere agli eventi solo seduti al proprio posto dopo avere ritirato il proprio biglietto segnaposto.

Non è prevista la prenotazione e si consiglia di presentarsi in piazzetta Terni de Gregory con un buon anticipo per espletare tutte le procedure di ingresso.

È obbligatorio l’uso della mascherina e il mantenimento del distanziamento interpersonale.

Info: www.festivalinchiostro.it