Tonino Guerra, lo sceneggiatore poeta dal tocco di farfalla

Tonino Guerra, lo sceneggiatore poeta dal tocco di farfalla

Tonino Guerra è il poeta che ha trasformato le colline romagnole in un palcoscenico per i sogni. Dalla sua terra natia, con la sua penna delicata e la sua visione poetica, ha incantato il mondo con le sue storie, lasciando un’eredità indelebile nel cinema italiano. Scopriamo insieme ad Anna Maria Geraci, che si dedica da alcuni anni a mantenerne viva la memoria, il suo straordinario percorso, tra poesia, cinema e impegno civile. Nell’articolo troviamo contributi dell’artista Marialisa Leone, che del Maestro è stata grande amica e un accorato appello della moglie Lora Guerra.

Di Anna Maria Geraci

«C’era un angelo coi baffi / che non era capace di far niente/ e invece di volare attorno al Signore/ veniva giù nel Marecchia/ dentro la casa di un cacciatore/ che teneva gli uccelli impagliati/ in piedi sul pavimento di un camerone./ E l’angelo gli buttava il granoturco/per vedere se lo mangiavano./ E dai, e dai/ con tutti i Santi che ridevano dei suoi sbagli/una mattina gli uccelli impagliati/ hanno aperto le ali/ e hanno preso il volo/ fuori dalle finestre dentro l’aria del cielo/ e cantavano come non mai».

[L’angelo coi baffi, Un ànzal si bafi, in Guerra T., L’albero dell’acqua (dedicato soprattutto a Ezra Pound), Scheiwiller, Milano, 1992].

Tonino Guerra (1920 – 2012 Santarcangelo di Romagna) è stato uno scrittore, poeta e uno sceneggiatore italiano con più di centoventi film alle spalle. È un attivista, artista, ma soprattutto poeta, un autore con una penna delicata, amante della natura, delle tradizioni contadine e difensore della bellezza del creato. Nato a Santarcangelo di Romagna, vicino Rimini, Guerra ha collaborato con tutti i più grandi nomi dello spettacolo e del cinema nazionale e internazionale, fra cui Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Andrei Tarkovskij, Mario Monicelli, Theo Angelopoulos e Wim Wenders. Fra le sue opere più celebri: L’aquilone, scritto con Michelangelo Antonioni (Maggioli, 1982), I bu (Rizzoli, 1972), Il polverone (Bompiani, 1978), Il Miele (Maggioli, 1981), Piove sul diluvio (Capitani, 1997), oltre che la fortunata saga di Millemosche, sette volumi umoristici e antiretorici pubblicati tra il 1969 e il 1974, insieme a Luigi Malerba. 

 

«La crisi dell’individuo di Guerra, malinconico e speranzoso, parte dalle radici del neorealismo e attraversa ogni genere, dalla commedia al cinema d’autore, passando, con disinvoltura, dai film di denuncia politica e impegno civico ai cartoni animati e le pubblicità dei primi anni Duemila. La formula del suo successo è semplice e autentica: la poesia, le immagini come simboli, la lentezza dei movimenti, la tenerezza per la terra, per ogni essere vivente e l’importanza del sogno. «Un confessore laico, un interlocutore evidentemente indispensabile a stimolare l’immaginario dei grandi visionari del cinema europeo»: così il critico e collega Cosulich sintetizza l’operato di Guerra in campo cinematografico».


Foto di Vera Klokova

[Geraci A. M., Mangiare una farfalla: cinema e poesia di Tonino Guerra, Il Ponte Vecchio, Città di Castello, 2024, p. 90.] Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, mentre Guerra era studente, viene catturato e deportato al campo di lavoro di Troisdorf, in Germania e, per tenere compagnia agli altri prigionieri, inventa poesie e racconti. Fra questi, la lirica La farfalla, onnipresente simbolo di libertà e bellezza della farfalla e l’utilizzo del dialetto come lingua delle radici e della memoria.

Guerra: «Questo è il poeta, vede le cose dove non ci sono».

[Leone M., E adesso ti regalo una storia. Conversazioni quasi sempre telefoniche con Tonino Guerra, Neos Edizioni, Rivoli (TO), 2016, p. 129] Quella poesia che ha dentro, Guerra la presterà, come sceneggiatore, anche al grande cinema nostrano e non solo, collezionando una quantità considerevole di premi e riconoscimenti da tutto il mondo, specialmente dalla Russia, fra questi si possono citare: un Premio Oscar al miglior film straniero per Amarcord (1975, scritto insieme a Fellini), quattro David di Donatello e cinque Nastri d’Argento alla miglior sceneggiatura. In Russia, sua patria di adozione, conosce la moglie Eleonora Kreindlina, oggi amorevole custode della loro casa museo La casa dei Mandorli a Pennabilli (Rimini). Pennabilli, nell’entroterra riminese, vicino San Marino, è un posto magico, una perla del Montefeltro e della Valle del Marecchia, dove Tonino, dopo i successi romani, decise di stabilire la sua dimora.

Leone M.: «A Pennabilli nel “mondo” di Tonino Guerra. Un senso caldo di casa, atmosfera nata attorno a un’unica idea. L’omaggio alla bellezza e alla magia dell’incontro. Con la materia, con la parola. Tele, luci, stoffe, carte, argilla, legno, ferro, acqua. Gli armadiacci, gli arazzi, le parole, le parole sulla tela, i libri, le brocche, le porte, le lanterne di Tolstoj. Nell’antica pietra del Convento della Misericordia [Sede dell’Associazione culturale Tonino Guerra, oggi Via dei Fossi, n° 4], sono accolte le opere di tanti artisti russi, donate al maestro nei suoi lunghi anni. Una piccola platea con venti sedie, cuscini di farfalla, fa pensare a un pubblico di studenti e di amici. [….] [A Pennabilli] incontro una semina di segni, parole sui muri per ricordare chi ci ha abitato, gesti di attenzione, meridiane sulle pareti delle case, il sogno del Giardino dei Frutti Dimenticati, dove sculture vivono con vecchi peri, meli, sorbi, e profumi di erbe, luccicori di mosaico, alberi magici che stillano acqua. Delicati segni, omaggi di un poeta profondamente legato ai luoghi e alla loro anima».

[Leone M., op. cit., p. 7] Oltre Pennabilli, fornita di un museo permanente in suo ricordo (Il mondo di Tonino Guerra), altre località della zona vantano una chiara impronta guerriana, ad esempio: Santarcangelo di Romagna, Cervia, Petrella Guidi, Riccione e Sant’Agata Feltria, Rimini, Ravenna. Attualmente, la memoria del maestro è conservata e preservata, oltre che dalla moglie, dall’Associazione Tonino Guerra e, ultimamente, anche dal gruppo Facebook Tonino Guerra Per Sempre, che ha promosso l’appello “Una poltrona per Tonino” per dedicare, al Cinema Modernissimo di Bologna, una poltrona in onore del poeta.

Recentemente, anche Lora, la vedova di Guerra, ha lanciato un appello, tramite social, alle istituzioni per salvaguardare la memoria del maestro e salvare i posti a lui dedicati.

Lora Guerra: << […] Sono riuscita ad ottenere due riconoscimenti per la casa museo di Tonino Guerra. È stata riconosciuta come casa delle persone illustri dell’Emilia-Romagna e come casa della memoria d’Italia. Molto prima abbiamo ricevuto dall’Accademia del cinema europeo la targa dove è scritto che questa casa e questo posto a Pennabilli sono molto importanti per la storia del cinema europeo. Ma più di questo non riesco a fare. Ho incontrato il Sig. Felicori, con il quale avevo un appuntamento online, al quale era presente anche Emma Petitti, chiedendo alla Regione Emilia-Romagna di prendersi cura di questo posto e, soprattutto, della casa museo di Tonino. Magari la Regione potrebbe acquistare questa casa aiutata da qualche Banca o da un Ente dell’Emilia-Romagna o da un imprenditore privato perché questa casa possa rimanere anche dopo la mia scomparsa un posto pubblico per tutti i visitatori che vorrebbero vedere la casa museo di Tonino Guerra. I soldi ricavati potrebbero servire, oltre che per il restauro della casa, anche per lo stipendio di un segretario o segretaria per poter svolgere i programmi culturali e anche comunicare con le altre case museo dell’Emilia-Romagna. Io sogno che sarà fatto un percorso turistico dal Castello Malatesta, dove risiede il museo di Federico Fellini, fino al “mare verde”, come diceva Tonino, del Montefeltro, arrivando alla casa del Poeta. Ho scritto chiedendo un aiuto a tutti gli amici di Tonino che potrebbero aiutare in questa impresa non facile, soprattutto oggi. Spero tanto che Vittorio Sgarbi, Carlin Petrini, Farinelli, Oscar Farinetti (che mi ha risposto suggerendomi di chiedere tutto ciò in Emilia Romagna con la quale lui non c’entra niente) o Wim Wenders (che mi ha risposto in maniera molto gentile) e tutti gli altri ai quali ho scritto e che non hanno risposto, possano dare alcuni consigli. […]

Tonino è nato nella piccola Santarcangelo, una cittadina che ha cercato di salvare due volte, quando dopo la guerra volevano distruggere le contrade da Tonino sono venuti tutti i nuovi dirigenti comunali, buoni ragazzi, come diceva lui, e hanno detto a Tonino di aver avuto una idea geniale “buttiamo già tutte le contrade e costruiremo un ospedale per tutti, grande e bello”. Tonino ha risposto: “voi siete pazzi ragazzi. Se distruggiamo il passato, distruggiamo anche il nostro futuro”. Adesso a Santarcangelo già da due anni è chiuso il museo di Tonino, museo privato, creato dall’Associazione di Tonino Guerra. Nella casa dei Poeti non c’è l’archivio letterario che lui ha destinato a Santarcangelo. Dalla Pro Loco, in dieci anni di guida da parte dei buoni ragazzi che guidavano il paese, non è stata fatta nessuno mostra dedicata a Tonino Guerra. La mia proposta è stata questa: fare una mostra dedicata a Tonino nella Casa della Poesia riportando l’archivio letterario in modo da ritrovarsi con poeti, amici e i grandi poeti dialettali di Santarcangelo e anche, al più presto possibile, riparare le infiltrazioni dell’acqua nel monte della pietà dove il povero cavallo di legno piange di notte aspettando la riapertura delle porte. La guida della Loco potrebbe spiegare là ai turisti che Tonino ha creato per il paese due fontane, ha inventato esteticamente la Sangiovesa, dove c’è ancora il ristorante che appartiene a Manlio Maggioli, liberando, con il sindaco Cristina, la piazza Ganganelli dalle macchine. Sui muri di Santarcangelo sono appese le targhe che raccontano le storie dei personaggi del paese. Anche il ristorante Zaghini è allestito da quadri e stampe basate sui disegni di Tonino ed è la memoria storica di tutti i personaggi che ha portato Tonino a Santarcangelo. Per l’ancora più povera Pennabilli Tonino ha creato i luoghi dell’anima con tutti gli amici. Anche il famoso orto dei frutti dimenticati ha bisogno di cura continua e il museo ha bisogno della presenza fissa di una segretaria o di un segretario che potrà svolgere un lavoro continuo, come succede in tutti i musei del mondo, e non basarsi solo su volontari o persone che ricompenso io. Non avendo alle spalle delle grandi città Tonino aspetta la sua gente di Romagna, nonostante i suoi libri non siano stati stampati negli ultimi sei anni, continuano a venire persone che mi riconoscono per la strada e dicono: “Tonino era un grande uomo, il maestro della vita”. Abbiamo bisogno adesso dei maestri della vita perché abbiamo perso tutti gli ideali e la fede nella cultura e nella bellezza che difendeva Tonino Guerra. Nell’ultimo periodo ripeteva sempre “La bellezza è già una preghiera”. Spero che qualcosa arriverà dall’amministrazione attuale di Pennabilli che ha “le orecchie tappate” nei confronti della cultura>>.

Tonino Guerra «Io sarò utile dopo. Sarò utile poi. Quando all’umanità serviranno le favole e quando l’infanzia conquisterà di nuovo la fantasia che le è stata sottratta dalla modernità».


Chi è l’autore

Anna Maria Geraci, nata nel 1999, è laureata in Letteratura, Lingua e Cultura Italiana, curr. Filologico, e vive a Milazzo (ME). È un’appassionata di lettura, teatro e giornalismo. Amante della natura e del trekking, ha prestato servizio come capo scout nella sua città. Da alcuni anni si dedica allo studio e alla ricerca di uno dei suoi poeti preferiti, il poliedrico Tonino Guerra. A lui ha dedicato il suo saggio “Mangiare una farfalla: cinema e poesia di Tonino Guerra” (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2024). Oggi cura, come amministratrice, il gruppo Facebook “Tonino Guerra Per Sempre”.

Cover Photo: Vera Klokova

“But Not For Free”, la libertà ha un costo che la musica rende più accessibile

“But Not For Free”, la libertà ha un costo che la musica rende più accessibile

Una recensione della nostra redazione dell’album “But Not For Free” della vocalist calabrese Veronica Parrilla, coinvolta da Jazzy Records nel progetto diretto da Giovanni Mazzarino e realizzato con il sostegno di Siae e Mic nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, insieme ad altri due giovani talenti della nuova scena Jazz: Matteo Pesce e Giuseppe Gugliotta.

Che il jazz fosse un linguaggio universale capace di veicolare messaggi profondi, lo si sa da sempre; e l’album d’esordio di Veronica Parrilla, intitolato “But Not For Free” e firmato Jazzy Records, lo conferma con una chiarezza sorprendente. Sotto la direzione musicale di Giovanni Mazzarino, pianista e compositore dal tocco raffinato e ispirato, la giovanissima cantante calabrese mette in luce una voce già matura, avvolgente e ricca di sfumature, che conduce l’ascoltatore in un viaggio sonoro in cui il jazz diventa veicolo di impegno sociale e culturale.

Il progetto, realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del bando “Per Chi Crea”, ha una duplice anima: da un lato, la freschezza di un laboratorio didattico – ché sia la Parrilla sia i suoi compagni di sezione ritmica, il batterista Matteo Pesce e il bassista Giuseppe Gugliotta, sono stati formati sotto l’egida dello stesso Mazzarino nei Conservatori calabresi – dall’altro, la consapevolezza di una produzione professionale che sa esprimere, con solido mestiere, profondi valori umani.

Veronica Parrilla in studio – Ph. Nunzio Santisi

Il titolo “But Not For Free” si rivela immediatamente una dichiarazione d’intenti: la citazione del celebre standard “But Not for Me” non è casuale, ma vuole porre l’accento sul fatto che la libertà e i diritti – centrali nell’intero album – non siano mai un dato scontato o “gratuito”. Piuttosto, sono conquiste da difendere con tenacia, con un impegno che questa nuova generazione di musicisti traduce in note e parole.

Sul versante compositivo, le firme di Mazzarino garantiscono un terreno armonico e melodico di grande eleganza, con strutture che richiamano la tradizione hard bop e mainstream jazz, ma sanno aprirsi a soluzioni più moderne, offrendo alla voce di Parrilla ampio spazio di espressione. Il suo timbro si muove morbido e sicuro fra ballad dal sapore intimo e brani più incalzanti dal ritmo vivace, sostenuto dal sapiente interplay di Pesce e Gugliotta.

La cover del CD

I testi scritti dalla stessa Parrilla sono il cuore pulsante del disco. Ogni traccia affronta un tema cruciale, legato ai diritti umani: In “The Plant” si parla con trasporto del diritto di scelta delle donne, del coraggio e della resilienza femminili; “Lost at Home” intreccia una linea melodica malinconica a un testo che richiama l’importanza dell’istruzione e della conoscenza come chiavi di libertà; “Sweet Childhood Time” tocca le corde più tenere, celebrando il diritto a un’infanzia autentica e priva di ingiuste imposizioni; “Visions in the Fog” e “Stay Little Sheet” sottolineano, rispettivamente, la libertà di espressione e il valore dell’identità, invitando a non farci intrappolare da silenzi e censure… Il brano che dà il titolo al disco, “But Not For Free”, è un inno gioioso alla libertà, in cui la voce della Parrilla diventa quasi una bandiera da sventolare per ricordarci che la conquista dei diritti necessita di determinazione e impegno costante.

Da sx: Giuseppe Gugliotta, Matteo Pesce, Giovanni Mazzarino – Ph. Nunzio Santisi

La sezione ritmica si distingue per energia e precisione: i groove di Matteo Pesce alla batteria e le linee di Giuseppe Gugliotta al basso disegnano incastri efficaci, dialogando con il pianoforte di Mazzarino in un interplay asciutto e tuttavia aperto ai momenti di improvvisazione. È proprio nelle sezioni strumentali, infatti, che si percepisce l’anima “lab” di questo progetto, dove l’ascolto reciproco e il “learning by doing” creano un ambiente nel quale ogni idea prende forma nel segno della libertà creativa.

Notevole anche la cura riservata agli arrangiamenti: Mazzarino sa valorizzare la giovane vocalist, cesellando attorno a lei progressioni armoniche che ne mettono in luce la gamma espressiva, senza rinunciare a un tocco di modernità negli incisi e nei passaggi pianistici. In alcuni frangenti, la Parrilla adotta il vocalese, tecnica jazzistica che rinsalda il legame con la tradizione ma lo proietta verso un messaggio universale, coerente con la finalità di sensibilizzazione del disco.

Giovanni Mazzarino – Ph. Nunzio Santisi

Dal punto di vista tematico, “But Not For Free” è un vero e proprio concept-album sulle conquiste di civiltà che spesso diamo per scontate e sul ruolo cruciale che la musica (e la cultura in senso più ampio) può rivestire nel promuoverle. Le parole della Parrilla vibrano di idealismo, ma non scadono nella retorica: c’è passione, c’è slancio, c’è un’urgenza genuina di raccontare la realtà e spingerci ad aprire gli occhi, quasi fosse un appello civile e artistico insieme.

In definitiva, “But Not For Free” si colloca a pieno titolo in quell’alveo di produzione jazzistica contemporanea che non rinuncia al lirismo e alla tradizione, ma che al contempo sente forte il bisogno di far vibrare le corde dell’impegno. Un debutto che – proprio come il jazz insegna – ci ricorda che l’improvvisazione più riuscita nasce sempre dall’ascolto reciproco e dalla condivisione. Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per guardare al futuro, difendere con orgoglio i nostri diritti e suonare, tutti insieme, una musica più giusta.

‘But not for free’: musica jazz e diritti umani nell’album di debutto di Veronica Parrilla

‘But not for free’: musica jazz e diritti umani nell’album di debutto di Veronica Parrilla

I testi e la voce della giovane cantante calabrese interpretano la musica del pianista e compositore Giovanni Mazzarino in un progetto monografico firmato Jazzy Records, dedicato alla cultura dei diritti umani


Esce il 19 luglio per Jazzy Records, in formato sia fisico che digitale, l’album “But Not For Free” dell’esordiente cantante e autrice calabrese Veronica Parrilla.Il lavoro è stato realizzato sotto la direzione musicale del pianista e compositore Giovanni Mazzarino, su progetto ideato dall’etichetta Jazzy Records. La sezione ritmica è affidata a due giovani musicisti anch’essi calabresi: il batterista Matteo Pesce e il bassista Giuseppe Gugliotta.
“But Not For Free” nasce dalla volontà di Jazzy Records di offrire un’opportunità di crescita a musicisti che si stanno affacciando al mondo del professionismo, attraverso la partecipazione al bando “Per Chi Crea”, il programma promosso dal Ministero della Cultura e gestito da SIAE che destina il 10% dei compensi della “copia privata” a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani sotto i 35 anni di età.
Intorno alle finalità di questo bando, Jazzy ha ideato e costruito un concept originale che, attraverso il linguaggio universale della musica Jazz, vuole riflettere su quanto sia essenziale il ruolo della cultura nella consapevolezza, nell’esercizio e nella tutela dei diritti umani. Il titolo stesso “But Not For Free” (chiara “citazione” del celebre standard Jazz “But Not for Me”), richiama l’idea che i diritti umani non siano mai stati raggiunti senza sforzo e impegno e che i giovani artisti, con la loro musica e creatività, possono essere parte di questo cambiamento.
I brani dell’album affrontano temi fondamentali e attuali. Ad esempio,  “The Plant” parla del diritto di scelta delle donne, mettendo in luce la loro forza e resilienza; “Lost at Home” evidenzia il diritto all’istruzione come chiave per la consapevolezza e la libertà; “Sweet Childhood Time” celebra il diritto a vivere un’infanzia vera e spensierata; mentre “Visions in the Fog” e “Stay Little Sheet” si concentrano rispettivamente sulla libertà di espressione e sull’importanza dell’identità e dell’uguaglianza. Ogni traccia offre una riflessione su come la cultura possa possa giocare un ruolo essenziale nella promozione dei diritti umani, dimostrando che la musica non è solo intrattenimento, ma anche un potente strumento di sensibilizzazione e cambiamento sociale.


UN ALBUM-LABORATORIO

Assecondando le finalità indicate da SIAE, Jazzy ha inteso dare a questo progetto un’impronta fortemente didattica (fra l’altro tutti e tre i musicisti sono stati allievi di Giovanni Mazzarino nei Conservatori di Vibo Valentia e di Messina).
Come in un vero e proprio laboratorio di musica d’insieme, il Maestro ha messo a disposizione un corpus di sue composizioni originali, proponendo alla Parrilla l’esercizio di scrivere testi originali che scandagliassero il tema portante, interpretandolo anche attraverso momenti di vocalese.
Le session di registrazione, svoltesi presso il Sonoria Studio di Vincenzo Cavalli a Scordia (CT), hanno rivestito lo spirito del seminario: attraverso il metodo del “learning by doing”, i tre musicisti hanno avuto la possibilità di affinare le proprie competenze sotto l’esigente direzione di uno dei più stimati esponenti del Jazz italiano.

Ph. Nunzio Santisi

I VIDEOCLIP

L’album è corredato da due videoclip. Il primo, “The Plant”, affronta la questione dell’emancipazione femminile e della lotta contro le discriminazioni di genere. Il secondo è “But Not For Free”, un vero inno alla libertà, in cui ballerini provenienti da tutto il mondo danzano liberi e senza schemi per le strade della propria città, perché la lotta per l’affermazione dei propri diritti umani e civili non dev’essere soltanto ribellione e sofferenza, ma può al contrario proporsi come costruzione, proposta e scelta gioiosa.


“But Not For Free” esprime un messaggio di speranza e di coraggio, un invito al cambiamento da attuare con la consapevolezza dei singoli e l’incontro dei diversi pensieri e posizioni a riguardo, atteggiamento di cui il Jazz è sempre stato promotore.

“Coraggiosi e consapevoli /Nel sentire interiormente la bellezza/Che splende in ogni vita…/ Incontra ogni pensiero, come onde nello stesso mare, ma non senza alcun costo/ Noi possiamo dare forma al colore della verità in giro per il mondo.” -But Not For Free

Veronica Parrilla è una giovane cantante e autrice calabrese, nata il 10 maggio 1999 a Cirò Marina (KR). Diplomata con Lode in Canto Jazz presso il Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina. Tra i suoi riconoscimenti spicca il 1° Premio Assoluto nella Sezione Jazz al Concorso Internazionale “Vincenzo Scaramuzza”. Il suo album di debutto, “But Not For Free”, è un inno alla lotta per i diritti umani, un progetto ideato e prodotto dall’etichetta Jazzy Records Prodotto con il supporto del MiC e della SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.

Giovanni Mazzarino è un rinomato pianista e compositore che si occupa professionalmente di Musica Jazz dal 1985. Ha collaborato con artisti di fama mondiale frs cui Enzo Randisi, Gianni Basso, Enrico Rava, Paolo Fresu, e molti altri. Nel 2002 è stato riconosciuto come “Miglior nuovo talento italiano” per il Top Jazz della rivista Musica Jazz e nel 2009 è stato annoverato, nella stessa classifica, fra i tre migliori pianisti italiani. Ha inciso 21 album a suo nome e oltre 50 come sideman. Ha tenuto corsi e Masterclass presso istituzioni prestigiose, tra cui il Berklee College of Music ed è stato direttore artistico di numerosi Festival Jazz (Piazza Jazz, Messina Sea Jazz, Crema Jazz Art Festival e molti altri). Nel 2015 ha celebrato 30 anni di carriera con un concerto live alla Fazioli Concert Hall, documentato nel film “Piani Paralleli”, trasmesso nei cinema italiani, su RAI 5 e Prime Video e inserito per 4 anni nel palinsesto di RaiPlay. Mazzarino è noto anche come operatore culturale, editore e didatta. Attualmente è titolare della cattedra “Tecniche di Improvvisazione Musicale” al Conservatorio di Vibo Valentia. È in imminente uscita il suo trattato di armonia Jazz “invenzioni non inventate”.

“The Plant”, la forza delle donne che non si piegano al vento

“The Plant”, la forza delle donne che non si piegano al vento

Out dal 28 Maggio ‘The Plant’, il Singolo di Veronica Parrilla feat. Giovanni Mazzarino che canta i Diritti delle Donne. Sostenuto dal Bando SIAE “Per Chi Crea 2023”, il brano della cantante calabrese sarà disponibile dal 28 maggio su tutte le piattaforme di streaming musicale, anticipando il concept album di prossima uscita “But Not For Free”, una produzione originale di Jazzy Records realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura (MiC) e dalla SIAE nell’ambito del programma “Per chi Crea 2023”.

Nuova uscita per Jazzy Records. L’etichetta siciliana punta ancora sui giovani talenti del Sud e in particolare su una giovane cantante e autrice calabrese, Veronica Parrilla, al suo esordio discografico.“The Plant” affronta tematiche universali e urgenti come l’emancipazione femminile e la lotta contro le discriminazioni di genere. Il testo, scritto dalla stessa Parrilla, rappresenta un inno di consapevolezza e resilienza. Ad accompagnare la giovane artista in questa avventura musicale ci sono altri due talentuosi musicisti calabresi: Giuseppe Gugliotta al basso e Matteo Pesce alla batteria. Le composizioni e gli arrangiamenti portano la firma del rinomato pianista e compositore siciliano Giovanni Mazzarino, che ha saputo creare un percorso sonoro in grado di valorizzare le capacità dei tre artisti.

La Forza di un messaggio musicale

Musicalmente, “The Plant” si distingue per una melodia raffinata e una trama armonica avvolgente, capace di coniugare sperimentazione jazzistica e immediatezza comunicativa. Parrilla, Gugliotta e Pesce riescono a creare un equilibrio sonoro che va oltre le singole performance, offrendo al pubblico un’esperienza musicale coesa e coinvolgente, il tutto legato dalle trame del piano di Mazzarino.

Il brano è una vera e propria canzone-manifesto che mira a sensibilizzare un pubblico ampio su temi sociali cruciali.

The Plant – il testo

Right

Right to be born in the earth,

To grow under the sun

And feel safe and free

Sure

That Every woman can be

Like that plant in the wind

And decide her life alone

How can a flower believe 

Lost that part of itself

Or the main right to choose

Who to be come

And her blend son pay the cost

When our dignity is lost

When world doesn’t know the truth

Il Videoclip: la danza della libertà

Il messaggio del brano trova ulteriore forza nell’intenso videoclip che lo accompagna. Protagoniste sono donne di diverse etnie che danzano attorno a una figura bendata, simbolo delle costrizioni e delle barriere che molte donne devono ancora affrontare. Il momento culminante arriva quando la protagonista si libera dalla benda, rappresentando la presa di coscienza e l’inizio di una nuova libertà.

L’Arte come strumento di cambiamento

“The Plant” è più di una semplice canzone: è un invito alla riflessione collettiva, un esempio di come la musica possa diventare veicolo di consapevolezza e trasformazione sociale. Veronica Parrilla e il team di giovani musicisti guidati da Giovanni Mazzarino offrono al pubblico non solo un brano jazz, ma un’opera che parla al cuore e alla mente.

L’artista

Veronica Parrilla si avvicina alla musica all’età di nove anni sotto la guida del Maestro Enrica Mistretta, intraprendendo successivamente, a diciotto anni, un percorso dedicato alla musica Jazz sotto la guida, fra gli altri, del Maestro Giovanni Mazzarino. La sua formazione accademica si concretizza con il Diploma di I livello in Canto Jazz presso il Conservatorio “F. Torrefranca” di Vibo Valentia nel 2020 e prosegue con il Diploma di II livello in Canto Jazz presso il Conservatorio “A. Corelli” di Messina, dove si diploma con il massimo dei voti e la lode nel 2022.

La sua carriera artistica si sviluppa attraverso performance in Italia e all’estero, esperienze che le permettono di esplorare e fondere diversi generi musicali, con una predilezione per la tradizione della musica americana e latina. La voce di Veronica Parrilla risuona in contesti prestigiosi, impreziosendo eventi e festival di rilievo.

Nel 2021 Veronica si esibisce al Sicilia Jazz Festival, organizzato dalla Fondazione “The Brass Group”, e al Zafferana Jazz Festival, curato da Rosalba Bentivoglio.

Tra le tappe più significative del suo percorso spiccano l’esibizione presso il Torrefranca Jazz Festival 2023, e presso la Casa del Jazz di Roma nel febbraio 2024, nell’ambito de “L’Altra Metà Del Jazz” a cura di Gerlando Gatto, e il riconoscimento ricevuto al Premio Peperoncino Jazz Festival nel settembre 2023. Nel luglio dello stesso anno ottiene il terzo premio al Festival Nazionale dei Conservatori Italiani a Frosinone.

Nel settembre 2022 prende parte alla Stagione Concertistica della Fondazione ClasiJazz ad Almeria, in Spagna.

Modica 1693: Urbanistica e ricostruzione

Modica 1693: Urbanistica e ricostruzione

Comunicato stampa.

Sabato 25 Novembre, presso la Fondazione G.P. Grimaldi, si terrà un convegno con uno sguardo al passato (il sisma del 1693, evento catastrofico fissato indelebilmente nella memoria e nella coscienza collettiva della Sicilia, che sconvolse l’assetto del Val di Noto sotto il profilo urbanistico – e non solo), al presente e al futuro.

Il 1693 segna un punto zero per l’assetto dei centri urbani del Val di Noto.

La ricostruzione dopo il trauma del sisma esige un nuovo ordine, che si esplica in modalità diverse e si fonda su opzioni differenti, a partire dalla scelta del sito di ricostruzione.

Noto rappresenta il modello della dis-locazione; altre città, come Modica, saranno ricostruite  con criteri nuovi, sia sotto il profilo strutturale che urbanistico, nel sito del precedente insediamento, quasi in segno di sfida alla Natura Matrigna.

Il Convegno propone una riflessione collettiva sulle scelte urbanistiche del passato, che necessariamente orientano il presente e il futuro di questa Città .

Il Convegno è organizzato dal Centro Studi, Documentazione e Ricerca sui Rischi (Presidente: Antonio Pogliese) e dalla Fondazione Salvatore Calabrese – ETS Modica (Presidente: Luigi Calabrese), con il supporto del Lions Club Modica, degli Ordini Professionali degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Ragusa, dell’Associazione ProModica 1977 APS, dell’Antica Dolceria Bonajuto, della Fondazione Giovan Pietro Grimaldi (Presidente: Salvatore Campanella) e del Comune di Modica.

Interverranno :

  • Bruno Messina ed Emanuele Fidone, Professori Ordinari di Composizione Architettonica ed Urbana presso l’Università di Catania;
  • Orazio Caruso, Architetto;
  • Piero Martello, già Presidente Sezione Lavoro Tribunale di Milano, Direttore della Rivista Lavoro Diritti Europa;
  • Orazio Licciardello, Professore Ordinario di Psicologia Sociale presso l’Università di Catania;
  • Giuseppe Scannella, Architetto

Giovanna Magro canta la speranza nel futuro dando voce e parole ai grandi autori del Jazz contemporaneo

Giovanna Magro canta la speranza nel futuro dando voce e parole ai grandi autori del Jazz contemporaneo

E dopo un singolo di grande intensità come Where di I Start?, ecco arrivare per la cantante siracusana  Giovanna Magro il momento di presentare Composit. Al suo fianco una formazione che offre un fermo immagine dell’eccellenza del Jazz siciliano di oggi, quello dei “senior” e quello delle nuove leve: il pianista e compositore Giovanni Mazzarino, Alberto Fidone al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria, più il giovane e talentuoso chitarrista Carlo Alberto Proto.

Giovanna Magro
Ph. Paolo Galletta

Originaria di Lentini, un paese dell’entroterra isolano a metà strada fra Siracusa e Catania, Giovanna Magro incomincia il suo viaggio nella musica a soli 14 anni. Laureata con lode in “Canto Jazz” presso il Conservatorio “A. Corelli” di Messina e già attiva da molti anni sulla scena Jazz in Italia e all’estero, approda con un buon bagaglio di premi vinti in importanti concorsi e di esperienza a questo primo lavoro realizzato in collaborazione con il suo maestro Giovanni Mazzarino, musicista che ha sempre coltivato e promosso il talento di tanti giovani musicisti, oggi affermati professionisti.

Così come il composit è lo strumento utilizzato per raccogliere gli scatti più rappresentativi di un fotografo o di un modello, una sorta di biglietto da visita che mette in luce elementi o talenti particolari dell’artista, “Composit” è un’antologia di autori contemporanei (da Tom Harrell a Enrico Pieranunzi, da Steve Swallow allo stesso Giovanni Mazzarino),  arricchiti da testi originali scritti dalla Magro e rifiniti da Giovanni Mazzarino con  arrangiamenti ricercati, eleganti e dall’appeal contemporaneo che vestono la musica di una coerenza stilistica e di una varietà ritmica e coloristica sorprendente, orchestrata su misura per valorizzare l’espressività della leader. I testi sono concepiti come brevi capitoli di un unico racconto, ispirati alla storia di una giovane donna che si lascia alle spalle una vita difficile, ma certa, per esporsi al rischio della ricerca e dell’ignoto con l’obiettivo un futuro migliore. I temi della speranza, della paura, della libertà e del coraggio coraggio trasmettono un messaggio avvincente e universale di cui il Jazz è da sempre portavoce e che colgono l’essenza stessa della vita, ossia un percorso di scelte: desiderate, immaginate, fatte o molto spesso rimandate. In questa narrazione ritroviamo anche il vissuto dell’autrice, che racconta: “Ero fortemente attratta dall’idea era di raccontare una storia unica per tutto l’album, che si sviluppasse, brano dopo brano.

L’idea nasce dalla  composizione del Maestro Mazzarino “Shadows” (ribattezzata Shades per l’occasione) che mi ha spinto ad immaginare la storia di una giovane donna che lascia tutto, la sua terra e i suoi cari, per cercare un avvenire migliore in America.  Ho tratto ispirazione dunque dal fenomeno dell’emigrazione siciliana che dalla fine dell’800 ha visto masse di milioni di meridionali attraversare l’oceano sfidando la sorte. Inoltre, ho vissuto parecchi mesi in Spagna e anche io, come la protagonista del disco, ho accarezzato svariate volte l’idea di lasciare tutto e iniziare una nuova vita lì”.

In otto tracce è delineato un percorso musicale studiato nei minimi dettagli che dichiara la personalità della Magro, artista dalla voce melodiosa e sicura, abile tanto nel lanciarsi in virtuosi vocalese, come ad esempio in Nightbird di E. Pieranunzi, quanto nell’assecondare senza barriere l’emozione di un tema-capolavoro qual è Beatriz di Edu Lobo. In Composit emerge forte il legame tra composizione e interpretazione: la musica e la parola si fondono, grazie a testi capaci di catturare l’essenza di ogni brano e diventare tutt’uno con la melodia, che negli arrangiamenti di Mazzarino è un elemento sempre al centro della scena, fra ricerca delle nota più efficace a dare luce a un accordo (e viceversa) e “ossessione” per l’incastro perfetto, quello e funzionale a fare dialogare meglio tutte le voci dell’ensamble. L’esperienza e il gusto raffinato della sezione ritmica composta da Alberto Fidone e Peppe Tringali concorrono a dare solidità e passione al sound complessivo, nel quale si inserisce la chitarra dagli echi  quasi rock del giovane Carlo Alberto Proto, musicista dalle grandi abilità tecniche e di spiccata sensibilità melodica, per il quale Mazzarino ha scritto alcune parti all’unisono con la voce di Giovanna Magro, forse fra le più caratterizzanti dell’intero lavoro.

L’album è stato registrato a Scordia (CT) da Vincenzo Cavalli nel suo Sonoria studio. Nessuna deroga insomma alla “sicilianità” dell’album, i cui lavori sono stati documentati in foto e video da un grande artista come il messinese Paolo Galletta. Composit è già disponibile nei negozi di dischi e sulle piattaforme digitali, un ascolto di qualità per un inizio d’autunno all’insegna della musica d’autore.

Ph. Paolo Galletta

Giovanna Magro

Giovanna Magro, classe 1994, è una talentuosa cantante e autrice originaria di Lentini (Siracusa). Laureata con lode in “Canto Jazz” presso il Conservatorio “A. Corelli” di Messina. Ha collaborato con diverse formazioni musicali legate al Conservatorio, esibendosi in importanti rassegne e festival musicali.

Nel 2013 ha partecipato al concorso “Sanremo Doc” durante il 64° Festival della canzone italiana e vincendo il premio per la “migliore tecnica vocale”.

Dal 2017 collabora con il chitarrista Carlo Alberto Proto, portando la loro musica su palcoscenici internazionali di prestigio quali: “Etna Jazz Club” (Biancavilla, Italia), “Teatro Antico” (Taormina, Italia), “Real Teatro Santa Cecilia”, Sicilia Jazz Festival (Palermo, Italia), Fundación ClasiJazz (Almería, Spagna), “Clarence Jazz Club” (Torremolinos, Spagna), “Gallo Rojo”(Siviglia, Spagna).

Dal 2021 ha iniziato a frequentare la scena Jazz spagnola, collaborando con rinomati musicisti e partecipando a importanti progetti orchestrali.

Ha ottenuto riconoscimenti come il 1° posto come “Miglior Solista Vocale” al “Festival Internazionale di Jazz Johnny Raducanu” in Romania e il 2° posto al “Concorso Nazionale Chicco Bettinardi” in Italia.“Composit” è il suo primo lavoro discografico, realizzato per Jazzy Records in collaborazione con il suo maestro e mentore Giovanni Mazzarino.

©2023 Jazzy Records

Composit

Giovanna Magro: voce, testi

Giovanni Mazzarino: pianoforte, composizione, arrangiamento

Carlo Alberto Proto: chitarra elettrica

Alberto Fidone: contrabbasso

Peppe Tringali: batteria

  1. Where do I start? (G. Mazzarino, G. Magro)
  2. Arborway (R. Pantoja)
  3. Nightbird (E. Pieranunzi)
  4. Glass mystery (T. Harrel)
  5. Shades (G. Mazzarino, G. Magro)
  6. Beatriz (E. Lobo, C. Buarque)
  7. Remember (S. Swallow)
  8. Bolivia (C. Walton)

Esce il singolo “Pinocchio’s blues” di Antonio Grillo Trio con un videoclip tra citazioni cinematografiche e suggestioni oniriche

Esce il singolo “Pinocchio’s blues” di Antonio Grillo Trio con un videoclip tra citazioni cinematografiche e suggestioni oniriche

La cover del singolo
Ph. Paolo Galletta

Il brano del gruppo calabrese ospita anche la tromba del top player salernitano Giovanni Amato.

Esce per Jazzy Records “Pinocchio’s blues”, singolo della formazione di musicisti calabresi capitanata dal chitarrista Antonio Rocco Grillo, con Tommaso Pugliese al contrabbasso, Francesco Scopelliti alla batteria e la partecipazione straordinaria di uno dei più importanti trombettisti del Jazz italiano: Giovanni Amato.  La composizione di Grillo anticipa il rilascio dell’album “DOVE”  ed è accompagnato da un videoclip che ironizza sul rapporto dell’uomo tra sogno, realtà, verità e menzogna. “Pinocchio’s blues” è un tema pervaso da un senso di giocosa ironia concepito quasi come gli scatti di un burattino. La tromba di Giovanni Amato, squillante e ritmata all’unisono con gli altri strumenti, si distende poi in un solo potente, apripista all’ingresso del leader e allo svolgersi circolare della musica, verso il ritorno al riff iniziale.

Il videoclip è stato girato nei boschi dei Monti Peloritani che cingono la città di Messina. Tra alberi, formicai brulicanti, minacciosi voli di uccelli scuri e grottesche figure che sarebbero a proprio agio in un Horror B-Movie, i tre musicisti vagano apparentemente senza meta con fare stralunato… è la realtà o Morfeo ha teso loro un tranello catapultandoli nell’incubo di qualcun altro? 

Ma al di là del gioco cinematografico e dei possibili infiniti significati legati alla favola del burattino di legno,  dei suoi sogni e delle sue vicende che lo trasformeranno da ramo di albero in uomo, il tema cardine della musica di Antonio Rocco Grillo e del suo trio è l’attaccamento alle radici. “Nulla si può fare senza tenere conto di ciò che è stato, anche e soprattutto nella musica Jazz”, racconta il chitarrista, “Ecco perché abbiamo sposato l’idea della Jazzy e del fotografo Paolo Galletta di realizzare le riprese foto e video in un bosco. Gli alberi e le loro radici ci rappresentano simbolicamente; nella vita, ma anche nella musica noi sentiamo un legame indissolubile con il passato che non dovrebbe essere mai perso”.

Tommaso Pugliese, Antonio Rocco Grillo, Francesco Scopelliti.
Ph. Paolo Galletta

©2023 Jazzy Records

Pinocchio’s blues

Antonio Rocco Grillo: chitarra

Giovanni Amato: tromba

Tommaso Pugliese: contrabbasso

Francesco Scopelliti: batteria

È possibile ascoltare Pinocchio’s blues in streaming su tutte le piattaforme digitali, in attesa che con i primi giorni d’autunno veda la luce anche l’album DOVE.

“Where do I start?” La cantante Jazz Giovanna Magro al suo esordio con una storia tutta siciliana

“Where do I start?” La cantante Jazz Giovanna Magro al suo esordio con una storia tutta siciliana

Giovanna Magro
Ph. Paolo Galletta

È uscito “Where Do I Start?”, il singolo dell’artista siciliana Giovanna Magro, tratto in anteprima dal nuovo album “Composit” featuring Giovanni Mazzarino. Il brano è ispirato alle storie delle donne siciliane protagoniste dell’emigrazione verso le Americhe, scommessa verso un domani migliore, fenomeno che portò anche alla nascita del Jazz.

“Where Do I Start” è il nuovo singolo della cantante siciliana Giovanna Magro. Il brano racconta in prima persona la storia di una giovane donna che si interroga sulla propria vita, che sogna di andare oltre l’orizzonte del consueto e del noto, come tante altre donne prima di lei, per cercare un’avvenire migliore.  Questa terra – la Sicilia – non fa per lei.

Spiega l’artista a proposito del brano e del testo da lei stessa composto: L’idea nasce da una composizione del Maestro Mazzarino, Shades (inserita nell’album Composit di prossima uscita), che mi ha ispirato la storia di una giovane donna che lascia tutto, la sua terra e i suoi cari, per cercare un avvenire migliore in America.  Ho vissuto parecchi mesi in Spagna e anche io, come la protagonista del disco, ho accarezzato svariate volte l’idea di lasciare tutto e iniziare una nuova vita lì”.  Magro si riferisce naturalmente al fenomeno della grande emigrazione verso gli Stati Uniti. Siamo agli albori del ‘900, la fame alimenta comunque la speranza e la vitalità di una gioventù che cambierà il mondo, anche facendo nascere il Jazz. Le navi in partenza d Palermo fra cui la Mongibello infatti, approdavano a New Orleans, città che accolse e mise in contatto tante genti provenienti da terre lontane, con lingue e culture diverse. La musica diventò presto uno strumento di comunicazione e integrazione importante che portò di fatto alla creazione  di una new thing, il Jazz. Come musicista figlia di una terra che ha fortemente contribuito alla nascita di questo movimento culturale, Giovanna Magro sceglie dunque di raccontare questa storia, accompagnata da una formazione che rappresenta l’eccellenza del Jazz siciliano contemporaneo: quello dei “senior” e quello delle nuove leve: il pianista e compositore Giovanni Mazzarino (suo maestro e mentore, anche arrangiatore dell’album) e l’eccellente sezione ritmica costituita da Alberto Fidone al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria, più il giovane e talentuoso chitarrista Carlo Alberto Proto. La voce melodiosa e cristallina di Giovanna Magro si fa spazio fra le note entrando nel racconto con delicatezza e allo stesso tempo con forza, evocando sentimenti e sensazioni lontani nel tempo ma che appartengono all’uomo ieri come oggi, epoca che vede la Sicilia non più terra di partenza, ma destinazione di tante persone che con speranza affrontano l’incognita di viaggi difficilissimi. Ricercate, eleganti e dall’appeal contemporaneo le armonie e i suoni del brano, che si sviluppa in un crescendo d’intensità che va poi a placarsi nei soli riflessivi di chitarra elettrica e pianoforte verso il climax finale della voce di Giovanna, un grido di libertà che squarcia l’orizzonte di tutte le storie delle donne che sognano, e da oggi anche il suo con questo prezioso singolo.

Carlo Alberto Proto, Giovanna Magro, Valentina Gramazio (Jazzy Records),
Giuseppe Tringali, Alberto Fidone, Giovanni Mazzarino.
Ph. Paolo Galletta

Giovanna Magro – Curriculum Artistico

Cantante, autrice, didatta, Giovanna Magro ha frequentato il Conservatorio “A. Corelli” di Messina, dove si è laureata e specializzata con lode in “Canto Jazz”.

Viene scelta per prendere parte alle formazioni “Corelli Jazz Band”, “Corelli Jazz Quartet”, “Quintetto Jazz Corelli”, con le quali, in rappresentanza del Conservatorio, si esibisce nelle rassegne musicali e nei festival “Riflessuoni” (Messina), “Borgo in Musica” (San Marco d’Alunzio, Messina), “Lune…di Jazz” (Marina del Nettuno, Messina), “102esima Stagione Concertistica Filarmonica Laudamo” (Palacultura Antonello, Messina).

Nell’estate del 2013 ha intrapreso un percorso artistico con la Star Production, diretta dal Maestro Franco Morgia (ex voce dei Beans). Questo progetto l’ha portata ad esibirsi con un brano Inedito scritto da Carmelo Morgia a Sanremo Doc, un concorso canoro con sede al Palafiori di Sanremo durante il 64° Festival della canzone italiana. In questa occasione ha avuto modo di conoscere svariati produttori discografici e i big della canzone italiana. E’ stata una grande soddisfazione per lei conseguire il premio “migliore tecnica vocale”

Dal 2017 collabora con il chitarrista Carlo Alberto Proto. Insieme hanno portato i loro progetti musicali su palcoscenici di caratura internazionale, quali: “Etna Jazz Club” (Biancavilla, Italia), “Teatro Antico” (Taormina, Italia), “Real Teatro Santa Cecilia”, Sicilia Jazz Festival (Palermo, Italia), Fundación ClasiJazz (Almería, Spagna), “Clarence Jazz Club” (Torremolinos, Spagna), “Gallo Rojo”(Siviglia, Spagna).

Dal 2021 frequenta la scena jazzistica spagnola, collaborando con musicisti quali Enrique Oliver, Julián Sánchez, Bori Albero, Víctor Jímenez Gómez, Miguel Moses, Javier Galiana, Javier Ortí. Si unisce all’ orchestra “Clasijazz BigBand Pro” in occasione dei concerti: Clasijazz BigBand Pro XIII – «Ramón Cardo Arrangements»; ClasiJazz Big Band Pro XVIII – «La música de Daahoud Salim»; ClasiJazz Big Band Pro XIX – «Mike Fletcher Music».

Si esibisce presso la “Fundación ClasiJazz” (Almería, Spagna) in qualità di leader, con il suo progetto “Seventies” interamente dedicato ad arrangiamenti personali di brani di Silver, Hancock, Swallow, Wheeler.

Si classifica al 1° posto come “Miglior Solista Vocale” al “Festival Internazionale di Jazz Johnny Raducanu” tenutosi a Braila (Romania), il 31.10.21.

Si classifica al 2° posto al “Concorso Nazionale Chicco Bettinardi”, tenutosi al Milestone Live Club di Piacenza (Italia), il 22.02.22.

Ha firmato un contratto con l’etichetta discografica indipendente “Jazzy Records”, per la quale ha registrato il suo primo disco da leader: “Composit – Giovanna Magro feat Giovanni Mazzarino”, in uscita in autunno 2023.

©2023 Jazzy Records

Where Do I Start?

Giovanna Magro: voce, testi

Giovanni Mazzarino: pianoforte, composizione, arrangiamento

Carlo Alberto Proto: chitarra elettrica

Alberto Fidone: contrabbasso

Peppe Tringali: batteria

Il brano è disponibile su tutte le piattaforme di streaming musicale dal 10 agosto. Distribuzione Believe Digital.