EXTRA TIME. La scrittura, il dolore, la vita

25 Giugno 2021

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Visar Zhiti

Durim Taci, Extra Time (la tua seconda persona), Una mitobiografia, Mimesis, Milano 2020.

“Extra Time” è stato per me una sorpresa, in tutti i sensi. Ed è così, riesce a trovarti e colpirti come il vento e forse, ti scuote come un terremoto, senza rumore, in silenzio.
Perché la vita è così, il suo dolore e la sua gioia, l’ordinario e lo straordinario, e tante altre cose auspicano una seconda incarnazione per essere comprese meglio e, non solo, per essere sentite, così, tu sei obbligato a fermare il tempo, anzi di più, per l’esattezza, sei spinto a crearlo e ricrearlo ancora, perché questo tempo non è l’eternità perenne, ma una realtà da perpetuare, un eterno che rimane sempre tuo, nostro. Il tuo libro, credo, riesce a portare il flusso della vita come presenza, il sogno e il mistero insieme, dove l’atteso e l’imprevisto si confondono, poi, una volta definiti, cambiano posto, luoghi e capitoli, in continuazione. Questo è il tuo libro, forse il tuo film e ti sembra che sia più da guardare che da leggere.
E proprio, come chiedi tu, un “extra time” – tempo supplementare di narrazione – allo stesso modo ci vorrebbero “extra words”. Per raccontare questa storia, servono parole aggiuntive che non sono ancora state inventate, ma tu in compenso hai scoperto l’anima delle parole conosciute, senza cercarne altre, hai usato le nostre parole quotidiane che tramite la tua scrittura si sono svelate con una nuova anima, oppure sembra che questo spirito sia fluito direttamente dal Cielo, da lì scende l’ispirazione da Padre, ovvero un insieme eterno, un aiuto che ti viene da un Dio, o forse tutto era così dentro di noi e tu lo hai solo svelato.
Il tuo libro è simile a un’esperienza vissuta, il suo ritmo è un battito vivo, come una camminata frettolosa di chi non ha tempo e si sente che vuole pronunciare il suo messaggio più importante, sa benissimo che va detto, perciò usa i suoi segni per contrastare l’oblio, magari ridurlo, tuttavia non sempre fa questo togliendo l’eccesso, come diceva Michelangelo della statua, al contrario, tu lo fai anche lasciando il pezzo intero, poiché intuisci che qui non si tratta di scolpire una statua, ma di riavere la vita stessa.
Se comincio a teorizzare come fanno i critici e dicessi che, alla fine, il tuo libro è lo specchio di una realtà, no, così non sarei per niente preciso, né posso aggiungere semplicemente che si tratta di un’altra realtà letteraria parallela, no, è un doppio errore. “Extra Time” è un’altra vita, altrettanto originale, proiettata nella magia della lettura, un’altra realtà vissuta alla quale non è permesso di diventare un ricordo, dispiegata in un presente già solido, ovviamente filtrata, di cui tu sei lo scrittore, capace di usare le tecniche che ti permettono di costruire l’eterno, il tuo eterno (linguisticamente, il tempo di un presente eterno va necessariamente creato), che non è una dimensione che segue la logica comune delle persone, è un flusso simultaneo di passato-presente-futuro, un tutto insieme, simile a un taglio cesareo sul ventre di Kronos.

Questo è ciò che il tuo libro è: una novità nelle lettere albanesi, a mio parere. Alla fine, il libro è una confessione sull’altare dell’io, un dialogo interiore causato da uno shock supremo, tenuto nel frattempo per sette anni dentro di te e svelato poi in sette giorni, come in un mito, quindi il libro può essere giustamente definito una mitobiografia, giacché volta le spalle a se stesso, come l’anima che cerca di elevarsi al di sopra di noi, per guardarci tramite un sacro silenzio, una non-parola. Lo scrittore rompe questo patto per mano del suo demone interiore, tu parli e ti viene facile confessarti davanti a visioni, un’icona, un ponte, la riva vicino a casa, l’alba, l’ascensore che, dopo aver aperto le sue porte, non restituisce ciò che noi vogliamo e tutto ricomincia con il sogno di ciò che vogliamo avere.
Lo scrittore dà voce silenziosa al foglio word sullo schermo del computer, una pagina azzurra come un pezzo di cielo paradisiaco e il suo studio della creazione diventa un campo di calcio, dove la vita gioca con la morte e l’arbitro è il destino. Dopo la partita stanno ancora insieme. E chi ha vinto? Sì, questo è un gioco senza veri vincitori e veri perdenti e Dio sa dov’è la verità, come arriva. È bella e spaventosa! C’era una volta, dici. E quella volta può essere anche domani. Tu cerchi di unirli nel tuo presente, il passato e il futuro.
Che sia un regalo per i nostri ragazzi. Sì, per i nostri figli che gli abbiamo spinti fatalmente a diventare nostri padri! Un errore enorme e un dolore infinito… Ci hanno sentiti. E non abbiamo avuto altra scelta che conoscere e capire la loro dignità nella morte come nella vita.
Durim Taci, sei riuscito a realizzare tutto ciò, in un modo brillantemente luttuoso e sei andato oltre… Servono Extra Words. So che non è un libro che urla, né un requiem di una luce debole. È un secondo sé, non solo il tuo. E non poteva essere diversamente … Ti rivolgi a te stesso come all’altro, al mondo, non hai a che fare con l’enfasi che è come una pandemia, quella non fa parte del tuo operato. Tu vedi che la realtà è davvero sorprendente, anti-logica, ma nel frattempo hai paura delle tue emozioni, non vuoi accennarle, in te è la vera poesia, il meccanismo che ti aiuta a proiettare l’emozione verso il lettore, che è il tuo altro sé.
Dopo tutto, il tuo delirio e la tua creazione, la tua stessa idea si svela nella sua pura concretezza: il sogno diventa corporeo, tu vuoi che il tuo Atis ritorni, come il figlio della mitologia che Zeus ha voluto far rinascere, tu vuoi resuscitarlo, amabile e bello, atleta nel regno della vita. Ecco perché l’ascensore del libro mentre chiude le ultime pagine, ci fa sentire che ha portato Atis a noi.

La presentazione del libro

L’autore

Durim Taci (1964) ha studiato filologia e cinematografia a Tirana, traduttore di oltre cinquanta titoli letterari, autore di numerosi libri pubblicati in Albania. Ha esordito nella narrativa italiana con il romanzo Codice Kanun (Edizioni dEste 2016). Ha pubblicato poi Extra Time, la tua seconda persona, Mimesis Edizioni (2020), un testo “mitobiografico”, ispirato dalle idee della scuola milanese Philo – Pratiche filosofiche, che ha frequentato. “Una presenza che sfugge”(di prossima uscita) è stato scritto nei giorni di quarantena per il covid-19, marzo-aprile 2020. Ha lasciato l’Albania nel 2000 e vive a Bergamo.

Si ringraziano Visar Zhiti, Alban Gijata e il sito Albania Letteraria